Sindrome depressiva: review fa il punto sul ruolo dei probiotici

16 Marzo 2022

In collaborazione con Yakult Italia

Depressione e disbiosi. Un legame che va raccogliendo un numero crescente di prove e che sta interrogando gli scienziati sull’opportunità dell’impiego dei probiotici anche in ambito psichiatrico. A fare il punto sulle evidenze più recenti, una review condotta da ricercatori dello Yakult Central Insititute di Tokio pubblicata sull’International journal of molecular sciences.

Lo snodo cruciale è rappresentato dall’asse intestino-cervello, con il microbiota intestinale che sembra giocare un ruolo chiave su tre fronti. Innanzitutto, nella modulazione della risposta a stimoli stressanti che determinano un aumento dei livelli di cortisolo in circolo e conseguente diminuzione di Bdnf, il fattore neurotrofico cerebrale fondamentale nel modulare la plasticità sinaptica.

Una diminuzione dei livelli di Bdnf, poi, incide sulla capacità di neurogenesi a livello dell’ippocampo che studi di imaging hanno rivelato avere volume inferiore nei soggetti con depressione.

Infine, è ormai accertato che una condizione di disbiosi indebolisca la funzione della barriera intestinale, favorendo il passaggio nella circolazione sanguigna di molecole proinfiammatorie, dalle citochine ai lipopolisaccaridi (LPS), che possono così raggiungere il cervello e alterane l’attività.

Da qui l’idea che ha portato a condurre diversi studi sull’impiego di probiotici nel controllo di ansia e depressione. Tra questi, alcuni hanno coinvolto il ceppo L. casei Shirota (LcS).

Un trial randomizzato e controllato è stato condotto in soggetti sani, prevalentemente anziani, proprio per testare gli effetti di LcS su umore e funzione cognitiva. In un sottogruppo ad alto indice depressivo al basale, quelli che avevano ricevuto il probiotico hanno mostrato miglioramenti significativi dell'umore rispetto ai controlli.

Risultati confermati in un altro studio, in aperto, condotto su pazienti depressi o con disturbo bipolare. Anche in questo caso, i sintomi depressivi, nonché la qualità del sonno, sono migliorati dopo il consumo di un prodotto a base di latte fermentato con LcS, così come qualità e quantità della popolazione batterica intestinale, con abbondanza di Actinobacteria, incluso il Bifidobacterium.

Numerosi studi, poi, sono stati condotti sul ruolo dei probiotici nella risposta fisiologica allo stress, ovvero sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che porta al rilascio di cortisolo. È stato così dimostrato, in ratti sottoposti a privazione d’acqua, che la somministrazione orale di LcS è in grado di determinare un’azione sul ramo gastrico del nervo vago che provoca soppressione dello stimolo alla produzione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali. Interessanti, nella medesima pubblicazione, i dati su studenti universitari sotto stress da esame: LcS ha ridotto i livelli di cortisolo misurato a livello salivare, determinando anche un sollievo su alcuni sintomi somatici.

Così concludono gli Autori: “Lo stato di salute del microbiota intestinale è strettamente correlato a quello del cervello.  La disbiosi, infatti, determina un'eccessiva risposta allo stress e i probiotici potrebbero svolgere un ruolo importante nel mantenimento dell'omeostasi a livello del sistema nervoso centrale. Alcuni ceppi, infatti, si stanno dimostrando capaci di controllare i sistemi di attivazione metabolica correlati allo stress. La ricerca dovrà chiarire ulteriormente i meccanismi alla base di questa azione e le ricadute cliniche sulla depressione, nell’ottica di individuare approcci terapeutici basati sulla modulazione del microbiota”.

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