I ricercatori hanno valutato, tramite esami ematochimici, lo status Vitaminico D in due gruppi di pazienti, affetti e non da Long-Covid, a sei mesi dalla dimissione ospedaliera, per comprendere la correlazione tra la malattia e un eventuale deficit della vitamina stessa. Per farlo, sono stati selezionati pazienti affetti da malattia acuta da Covid-19 della stessa severità, con le stesse principali caratteristiche demografiche e malattie croniche preesistenti, per ridurre al minimo l’influenza di altri possibili fattori clinici interferenti.
Il lavoro ha evidenziato come i pazienti Long-Covid abbiano livelli di Vitamina D inferiori rispetto a coloro che non ne soffrono. In particolar modo, questa differenza appare impattare soprattutto sulla sfera neuro-cognitiva. I ricercatori hanno descritto come, nella coorte dei pazienti analizzati, bassi livelli di Vitamina D si associno alla presenza della sindrome Long-Covid e a un maggior rischio di svilupparla, confermando, ancora una volta, come questo ormone possa avere importanti riflessi sulla modulazione del sistema immunitario e, in generale, multi-sistemica dell’organismo. “Sulla base di questi dati – sottolineano – appare, dunque, appropriato tenere monitorati i valori di Vitamina D circolante nei pazienti post-Covid e offrire una supplementazione, in caso di carenza, per ridurre il rischio di Long-Covid”.
Lo studio riguarda un tema, quello della vitamina D nel Covid-19, sul quale vi è grande interesse nel mondo scientifico e a cui l’Unità di Endocrinologia del San Raffaele ha dato un contributo di assoluto rilievo fin dall’inizio della pandemia con ricerche che hanno evidenziato come la carenza di vitamina D sia un fattore di rischio sinergico con obesità e diabete mellito per Covid-19 severo e che può predire il rischio di peggioramento clinico anche in soggetti con Covid-19 che sono ricoverati in Ospedale in condizioni cliniche non severe.
Infine, i ricercatori del San Raffaele hanno descritto per primi come l’ipocalcemia sia un riscontro altamente frequente nei pazienti ospedalizzati per Covid-19 e che la carenza di vitamina D è alla base di questo elevato rischio di ipocalcemia. (n.m.)