La ricerca è stata condotta su una coorte 119 operatori sanitari senza storia precedente di presenza anticorpale legata a infezione da Sars-Cov-2. Sono stati seguiti per due cicli vaccinali con vaccino Pfizer a m-Rna. Al momento della prima immunizzazione sono stati rilevati i livelli di 25(OH)D, mentre la risposta immunitaria è stata valutata al tempo 0 (T0), prima della prima dose; T1, alla seconda dose (21 giorni dopo T0); T2, T3, T4 rispettivamente a 1, 5 e 9 mesi dopo T1.
I livelli mediani di 25(OH)D erano 25,6 ng/mL ed è stata osservata carenza di vitamina D (25(OH)D <20 ng/mL) in 29 partecipanti (24,8%). Nei soggetti con carenza di vitamina D, si è riscontrata una tendenza non significativa verso titoli anticorpali più bassi a T3 e titoli significativamente più bassi a T4 rispetto ai non carenti, osservando anche un calo più pronunciato del titolo anticorpale dai picchi T2 e T4 nei carenti.
A conferma di questi dati i ricercatori del San Raffaele hanno riscontrato che i valori di vitamina D prima della vaccinazione correlavano significativamente e indipendentemente da altre variabili con la concentrazione degli anticorpi anti Covid al nono mese dopo la seconda dose del vaccino anti Covid.
“La vitamina D è un ormone con azioni pleiotropiche fondamentali per il nostro organismo”, sottolinea Andrea Giustina, direttore dell’Istituto di scienze endocrine e metaboliche del San Raffaele di Milano, presidente Gioseg (Glucocorticoid induced osteoporosis skeletal endocrinology group) e coordinatore della ricerca. “Tra esse, l’importanza della sua azione immunomodulante è emersa chiaramente nel corso della pandemia. Infatti, bassi di livelli di vitamina D si associano al Covid severo e, come da noi recentemente dimostrato, allo sviluppo di long Covid. Il nostro studio evidenzia come la mancanza di vitamina D e, quindi, della sua azione immunomodulante, abbia conseguenze rilevanti non tanto nell’ottenimento del picco anticorpale post vaccino ma nella minor persistenza nel tempo di tale risposta. I nostri dati suggeriscono che in Paesi ad altra prevalenza di ipovitaminosi D come il nostro, soprattutto nella fascia di età in cui la vaccinazione è raccomandata, sia opportuno misurare i valori di vitamina D ed eventualmente integrarla se insufficiente prima della vaccinazione per ottimizzare i livelli anticorpali a lungo termine. In alternativa, potrebbe essere utile almeno effettuare la vaccinazione prima dell’autunno quando i valori di vitamina D iniziano fisiologicamente a calare nella popolazione”. (n.m.)