La ricerca ha analizzato i dati dello studio Epic (European countries in the european prospective investigation into cancer and nutrition), prendendo in esame quanto emerso sull'assunzione di cibo da parte di 266.666 partecipanti di sette paesi europei. All’inizio dello studio, ciascuno ha elencato quali tipi di cibo erano stati consumati nei 12 mesi precedenti. Ogni scelta alimentare, veniva classificata con il sistema Nova, parametro di valutazione del grado di lavorazione del cibo. Il periodo di monitoraggio è stato di 11 anni, al fine di verificare l’incidenza di malattie croniche.
Un totale di 4.461 persone avevano sviluppato sia cancro che malattie cardiovascolari o diabete. L’analisi ha mostrato che per ogni aumento di 260 grammi al giorno di cibi ultra-processati si registrava una crescita del 9% del rischio di comparsa di almeno due malattie croniche. I rischi maggiori erano per i cibi di origine animale e le bevande zuccherate, mentre nessun pericolo è stato rilevato per pane/cereali ultra-processati o prodotti di origine vegetale.
Tra i Paesi coinvolti nello studio, l'Italia è, dopo la Spagna, quello in cui il consumo di cibi ultra-processati è più basso: in media 207 grammi al giorno per gli uomini e 183 per le donne. I consumi più alti si registrano invece in Olanda per gli uomini e in Germania per le donne.
“A nostra conoscenza, questo studio è il primo a esaminare, in una coorte multinazionale e con follow-up a lungo termine, la relazione tra consumo di Ufp e incidenza di cancro/malattie cardiometaboliche”, commentano gli Autori. “I dati arricchiscono le prove a sostegno del ruolo di un maggiore consumo di Ufp nell’aumento del rischio di malattie croniche. Inoltre, abbiamo un quadro dell’azione di gruppi alimentari differenti: le bevande zuccherate, i prodotti e le salse di origine animale, le creme spalmabili e i condimenti, sono senz’altro i più pericolosi”.
Nicola Miglino