Longevità sana: nella dieta i fondamenti di un invecchiamento in salute

14 Ottobre 2024

Qualità della vita e promozione di una longevità sana. Questo il tema che nei giorni scorsi ha chiamato a confronto esperti di fama internazionale riuniti a Milano per il 5° Congresso Internazionale "Healthy lifespan - Positive nutrition, antiinflammation diet, physical activity and sport" organizzato dalla Fondazione Paolo Sorbini e promosso da Enervit e Technogym.

Due giorni di incontri per mettere a fuoco i fattori responsabili dell'invecchiamento e dello sviluppo di patologie infiammatorie, metaboliche e neurodegenerative e per trovare soluzioni volte ad aumentare gli anni di vita in salute.

“Sebbene l'aspettativa di vita media in Italia sia oggi di circa 84 anni, quella in salute non raggiunge i 60 anni”, sottolinea Giovanni Scapagnini, Ordinario di Nutrizione Clinica presso l’Università del Molise e Presidente del congresso. “Questa condizione significa che ognuno di noi deve aspettarsi di vivere un quarto della propria vita in uno stato di malattia. Una situazione assolutamente inaccettabile, sia da un punto di vista personale che da quello della sostenibilità della spesa pubblica. Fortunatamente, la scienza ci ha dimostrato che l'ago della bilancia può essere spostato verso un invecchiamento in salute. L’alimentazione rappresenta sicuramente una delle variabili in grado di portare i risultati più interessanti per il raggiungimento di una longevità sana. Oggi, per esempio, la nutraceutica ci insegna che anche sostanze lontane dalla nostra biochimica, che definiamo non nutrienti, come i polifenoli, possono rappresentare una soluzione estremamente rilevante nel supportare il mantenimento della salute durante l'invecchiamento. Gli stessi acidi grassi polinsaturi sono essenziali e in loro assenza non può funzionare la nostra biochimica. La presenza di un adeguato quantitativo di acidi grassi polinsaturi è preziosa nella gestione dell’infiammazione".

Tra i fattori di rischio chiamati in causa nell’ insorgenza di patologie in età avanzata, proprio l’infiammazione gioca un ruolo chiave, come sottolineato da Alberto Mantovani, Direttore Scientifico Irccs Istituto Clinico Humanitas: “Lo stile di vita, compresa l’alimentazione, l'esercizio fisico e le componenti psicosociali, influenzano il tono infiammatorio, anche se i meccanismi che lo regolano rimangono in larga misura da definire. L'infiammazione è infatti uno dei principali driver di diverse patologie che vanno dal cancro alle malattie cardiovascolari e rappresenta una sfida in termini di prevenzione, diagnostica e terapia”.

Da ciò si evince come una risposta all’infiammazione da parte del sistema immunitario della persona sia fondamentale per mantenere la salute e per contrastare la malattia. "La ricerca nei laboratori è importante per raggiungere una comprensione completa degli eventi cellulari e molecolari che governano la fase naturale di risoluzione della risposta infiammatoria acuta", spiega Charles Nicholas Serhan, Direttore del Center for Experimental Therapeutics and Reperfusion Injury presso il Mass General Brigham e Professore alla Harvard Medical School. "Studiando l'infiammazione infettiva auto-limitante in modelli animali, abbiamo scoperto nuovi mediatori derivati dai lipidi, che ho chiamato resolvine, protectine e maresine, che vengono prodotti anche negli esseri umani. Questi sono definiti mediatori specializzati nella risoluzione dell'infiammazione, poiché ognuno di essi attiva la risoluzione endogena delle vie infiammatorie".

Lo stile di vita riveste un ruolo cruciale anche per la prevenzione delle malattie neurodegenerative. “È stato dimostrato che una corretta alimentazione, associata al regolare esercizio fisico, può ridurre significativamente il rischio di insorgenza di patologie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer”, dice Alberto Albanese, Istituto Clinico Humanitas Rozzano, Presidente dell'Associazione Internazionale sulle sindromi parkinsoniane e malattie correlate. “Negli ultimi dieci anni, è stato riconosciuto che i neuroni preferiscono il lattato al glucosio come substrato energetico quando sono attivati. Questo composto, che sostiene l’attività neuronale e ha un effetto neuroprotettivo, può raggiungere i neuroni in due modi, sia trasportato dagli astrociti circostanti che attraverso il flusso sanguigno, quando prodotto durante l’attività fisica”.

Prestare particolare attenzione all’alimentazione, prediligendo una dieta antinfiammatoria, basata su alimenti con maggiori apporti nutritivi e supportandola con una corretta integrazione di vitamine e minerali, può, dunque, preservare l’organismo dai processi degenerativi.

Così Barry Sears, Presidente della Inflammation Research Foundation e ideatore della dieta Zona, tra i massimi esperti internazionali nel campo del controllo dietetico della risposta ormonale. “È stato dimostrato che la crescita della popolazione di cellule senescenti è fortemente associata allo sviluppo di molte malattie croniche, così come al processo di invecchiamento. L'aumento delle cellule senescenti è correlato a un incremento dell’insulino-resistenza, causato inoltre dall'inibizione del regolatore principale del metabolismo, la proteina chinasi attivata da AMP o AMPK. L'Ingegneria Metabolica può aumentare l'attività di AMPK per trattare molte condizioni di malattie croniche e rallentare l'invecchiamento”. (n.m.)

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