Queste le peculiarità del dietista ribadite nella nota:
- è competente per tutte le attività finalizzate alla corretta applicazione dell’alimentazione e della nutrizione;
- organizza e coordina le attività specifiche relative all’alimentazione in generale e alla dietetica in particolare;
- svolge la propria attività professionale in ambito pubblico o privato;
- elabora, formula e attua le diete prescritte dal medico e ne controlla l’accettabilità da parte del paziente;
- collabora con altre figure al trattamento multidisciplinare dei disturbi del comportamento alimentare;
- studia ed elabora la composizione di razioni alimentari atte a soddisfare i bisogni nutrizionali di gruppi di popolazione e pianifica l’organizzazione dei servizi di alimentazione di comunità di sani e di malati.
Si sottolinea che l’Icda (International confederation of dietetics associations) ha definito il dietista nutrizionista come “il professionista che applica la scienza dell’alimentazione e della nutrizione per promuovere la salute, prevenire e trattare le patologie ottimizzando la salute di individui, gruppi, comunità e popolazione” e l’Efad (European federation of the associations of dietitians) come “ una persona con una qualifica legalmente riconosciuta in nutrizione e dietetica che applica la scienza della nutrizione all'alimentazione e all'educazione di gruppi di persone e di individui sia in stato di salute, sia di malattia".
Relativamente alla prescrizione, si precisa che “in Italia, secondo la legislazione vigente, è attività tipica del laureato in medicina e chirurgia, compresa quella relativa alla dieta più appropriata, cioè al trattamento dietetico-nutrizionale, laddove questa assuma il carattere della terapia in persone affette da patologia. Pertanto, nel caso in cui il medico, sulla base della propria diagnosi clinica, attivi il percorso di assistenza nutrizionale, il dietista lo implementa, “adottando una pratica professionale basata sulle prove di efficacia, con l’autonomia e la responsabilità che sono proprie di ciascuna professione sanitaria”.
Così conclude Alessandro Beux, presidente della Federazione nazionale Tsrm Pstrp: “Spiace constatare ancora una volta che si debba continuare a spendere tante energie per ribadire concetti scontati, poiché supportati da normative e percorsi formativi ventennali, quando tali energie potrebbero essere più utilmente impiegate per combattere chi invece esercita una professione sanitaria in modo abusivo”.