Un ampio studio di coorte statunitense ha raccolto dati per 12 anni al fine di valutare la relazione tra consumo di grassi alimentari e rischio di endometriosi. Dai risultati è emerso che mentre il consumo totale di grassi alimentari non incide, l'aumento del consumo di acidi grassi n-3 a catena lunga riduce il rischio e l'assunzione di grassi trans lo aumenta.
Analizzando nel dettaglio il tipo di grassi, si è visto come l’uso del burro sia associato in maniera marginale negli studi condotti tra donne belghe, mentre gli studi italiani non corroborano questa evidenza, ma mettono in luce una correlazione con il consumo di carne. Le diete ricche di carne rossa sembrano infatti correlare modestamente con i livelli di estradiolo ed estrone solfato, contribuendo alle concentrazioni di ormoni steroidei circolanti e quindi ai sintomi della malattia. Gli studi sia italiani che belgi non hanno rivelato alcuna associazione statisticamente significativa tra consumo di pesce ed endometriosi.
Dai dati disponibili, il rischio di endometriosi è inversamente correlato al consumo di frutta e verdura con un ruolo protettivo ottenibile con almeno due porzioni/die.
Analizzando invece il ruolo giocato dalle singole vitamine, diversi sono gli studi disponibili. In un trial clinico randomizzato, controllato con placebo, 34 donne con endometriosi hanno ricevuto vitamine C ed E o placebo per 6 mesi: l'integrazione è stata associata a una diminuzione dei marker di stress ossidativo, ma non è stato osservato alcun miglioramento dei tassi di gravidanza durante o dopo l'intervento.
Un altro studio dello stesso gruppo ha osservato che le donne con endometriosi avevano un apporto inferiore di vitamine A, C ed E, zinco e rame e una diminuzione dei marcatori di stress ossidativo periferico, rispetto alle donne con un apporto maggiore. Uno studio clinico su 59 donne con dolore pelvico ed endometriosi ha integrato con vitamine C ed E e le pazienti hanno riportato meno dolore, dismenorrea e dispareunia, rispetto al gruppo placebo. C'è stata una diminuzione significativa dei marker infiammatori del fluido peritoneale rispetto ai pazienti che non hanno assunto vitamine. Questi effetti possono essere mediati dalle proprietà antiossidanti delle vitamine, in grado di migliorare potenzialmente le manifestazioni cliniche dell'endometriosi.
Le donne con endometriosi hanno inoltre livelli sierici di vitamina D più bassi. In studi randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo, l'integrazione di vitamina D ha ridotto significativamente il dolore pelvico nelle donne con endometriosi, mentre in uno studio caso-controllo, le donne con endometriosi in stadio III/IV che hanno ricevuto un’integrazione settimanalmente con vitamina D per 12-14 settimane hanno mostrato l'espressione di una molecola importante nella via di segnalazione Wnt/β-catenina significativamente ridotta.
Esistono dati contrastanti invece sull'effetto terapeutico del resveratrolo. Uno studio clinico ha incluso 42 donne con endometriosi, di cui 16 hanno ricevuto solo contraccettivi orali e 26 una combinazione di contraccettivi orali e 30 mg di resveratrolo. Le espressioni di aromatasi e Cox-2 sono state ridotte nell'endometrio eutopico delle pazienti trattate con contraccettivi orali combinati e resveratrolo rispetto al gruppo di controllo.
Al contrario, in un altro studio, 40 mg/die di resveratrolo con contraccettivi monofasici non hanno migliorato i sintomi correlati all'endometriosi rispetto ai gruppi placebo.
In vitro, diversi gruppi hanno dimostrato l'effetto dell'Epigallocatechina gallato (Egcg) sull'endometriosi e l’Università cinese di Hong Kong sta attualmente reclutando pazienti per uno studio clinico randomizzato su potenziali pazienti con endometrioma per studiare gli effetti dell'Egcg di elevata purezza (400 mg, due volte al giorno) rispetto al placebo per tre mesi prima dell'intervento programmato.
Silvia Ambrogio
Bibliografia
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