D.ssa Barchitta, su quali basi si può ipotizzare una relazione tra alimentazione e infezione da Hpv?
L’Hpv è riconosciuta come una causa necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo del cervico-carcinoma, uno dei più frequenti tipi di cancro nelle donne a livello globale, associato a elevata mortalità. Questo significa che l’infezione non conduce inevitabilmente al cancro. Altri fattori genetici, epigenetici e legati agli stili di vita, inclusa la dieta, possono modulare il rischio una volta instauratasi l’infezione virale. In particolare, recenti evidenze scientifiche supportano il ruolo protettivo di specifici gruppi di alimenti, nutrienti e vitamine che, attraverso diverse vie metaboliche, porterebbero all’inibizione della proliferazione delle cellule tumorali, alla stabilizzazione di geni oncosoppressori e alla prevenzione del danno al Dna. In particolare, il consumo di frutta e verdura, così come di specifici nutrienti quali vitamine A, C ed E, folati, antiossidanti, carotenoidi e minerali, è stato associato a una riduzione del rischio di infezione da Hpv, di lesioni preneoplastiche e di cancro invasivo.
Il vostro gruppo di ricerca da tempo ha concentrato le ricerche sui fattori epigenetici chiamati in causa. Di che si tratta?
Il nostro gruppo di ricerca ha condotto uno studio epidemiologico, coordinato dalla Prof.ssa Antonella Agodi, ordinario di Igiene generale e applicata e direttore del dipartimento “GF Ingrassia”, con l’obiettivo principale di valutare il ruolo della dieta sul rischio di cervico-carcinoma, tenendo conto di altri fattori e dei profili genetici ed epigenetici, in una popolazione di donne a rischio di cervico-carcinoma reclutate presso l’Unità operativa di screening ginecologico dell’Asp 3 di Catania. L’obiettivo, a lungo termine, di tale ricerca è quello di generare evidenze scientifiche a supporto di misure preventive di sanità pubblica da adottare in una più efficace strategia di prevenzione primaria contro il cervico-carcinoma. L’interesse più recente nello studio della relazione tra fattori ambientali e compartimentali, inclusa la dieta, e rischio di cancro riguarda l’effetto dei fattori epigenetici, fattori che determinano cambiamenti acquisibili o ereditabili, ma reversibili, nell’espressione genica, senza cambiamenti nella sequenza del Dna. Tali cambiamenti, essendo reversibili, contribuiscono a rendere l’epigenetica il nuovo campo di indagine per la prevenzione contro il cancro.
Avete lavorato dapprima sui processi di metilazione per l’identificazione di marcatori di rischio. Cosa avete scoperto?
Tra gli eventi epigenetici, la metilazione del Dna nelle sequenze ripetute Line-1, marcatori proxy di metilazione globale, è tra i più studiati. Nel nostro studio abbiamo dimostrato che i livelli di metilazione delle sequenze Line-1 sono significativamente più elevati nelle donne con lesioni precancerose cervicali di grado elevato, rispetto ai controlli. Pertanto, lo stato di metilazione Line-1, determinato sul sangue periferico, potrebbe rappresentare un biomarcatore molecolare per identificare le donne Hpv positive con lesioni precancerose di grado elevato, a supporto delle efficaci e consolidate campagne di screening oncologico. Tuttavia, l'ipermetilazione non può essere considerata specifica per il cervico-carcinoma e quindi sono necessarie ulteriori ricerche per proporre e validare pannelli di biomarcatori di metilazione per l’identificazione di donne a rischio di cancro.
Due anni fa, invece, avete condotto uno studio per comprendere se vi fosse una relazione tra tipologie differenti di dieta e rischio di infezione. Risultati?
Precedenti ricerche hanno evidenziato che alimenti e nutrienti specifici possono avere un ruolo protettivo e prevenire la progressione dell'infezione da Hpv e, pertanto, diminuire il rischio di cancro. Il nostro studio ha avuto l’obiettivo di valutare l’associazione tra l’aderenza a diversi profili dietetici e il rischio di infezione e di neoplasia intraepiteliale cervicale di alto grado. La valutazione della dieta è stata effettuata utilizzando un questionario sulla frequenza alimentare, Ffq, precedentemente validato e il Mediterranean diet score specifico per l’aderenza alla dieta mediterranea. Tra i risultati principali, le donne che aderiscono alla dieta mediterranea presentano una ridotta probabilità di infezione da Hpv rispetto a quelle con bassa aderenza.
Inoltre, abbiamo identificato due ulteriori modelli dietetici uno definito “prudente”, molto simile al profilo della dieta mediterranea e un altro “occidentale" caratterizzato da un'elevata assunzione di patatine, snack, salse, oli vegetali, carni lavorate e rosse, e da un basso consumo di olio d'oliva. Le donne più aderenti a tale modello occidentale avevano una maggiore probabilità di infezione da Hpv rispetto alle meno aderenti. Nel contesto della prevenzione del cervico-carcinoma i risultati del nostro studio evidenziano l’importanza dell’aderenza a profili nutrizionali sani come il modello della dieta mediterranea, per la riduzione del rischio di infezione da Hpv e, conseguentemente, di cancro, e scoraggiano invece l’aderenza a modelli occidentali sempre più frequenti, specie nelle giovani donne.
Dei mesi scorsi, invece, è la pubblicazione su Nutrients di uno studio volto a valutare l’effetto protettivo di alcuni antiossidanti. Che conclusioni si possono trarre?
Tra i principali risultati, abbiamo evidenziato che le donne con un elevato apporto di antiossidanti nella dieta hanno minori probabilità di essere infettate da Hpv ad alto rischio rispetto a quelle che hanno riportato un consumo inferiore. In particolare, l'assunzione di zinco nella dieta era associata negativamente al rischio di infezione da Hpv ad alto rischio, probabilmente a causa delle sue proprietà immunomodulanti. Altri studi hanno infatti dimostrato che gli antiossidanti potrebbero esercitare un effetto protettivo contro la progressione dell’infezione, modulando la risposta immunitaria, la replicazione virale e l'espressione genica. È importante chiarire che il nostro studio non intende fornire raccomandazioni sull'uso di integratori antiossidanti in quanto è necessario valutare, anche mediante studi randomizzati e controllati i benefici e gli svantaggi della supplementazione di antiossidanti nelle donne a rischio di cervico-carcinoma. Tuttavia, i nostri risultati supportano, ancora una volta, l’importanza di una adeguata dieta che apporti tali nutrienti per la prevenzione dell’infezione e del cancro.
Possiamo infine dire, in termini generali, che la dieta aiuta a proteggersi dal rischio di infezione?
Le evidenze scientifiche a oggi prodotte suggeriscono un ruolo protettivo del consumo di specifici gruppi di alimenti, nutrienti e dell’aderenza a un profilo dietetico sano come quello tipico della dieta mediterranea. Questi risultati sono fondamentali per indirizzare le strategie preventive di sanità pubblica basate su interventi per la promozione di una dieta sana. Sebbene la vaccinazione contro l’Hpv e lo screening organizzato contro il cervico-carcinoma costituiscono le strategie di provata efficacia per il controllo dell’infezione da Hpv e del cervico-carcinoma, in termini di incidenza e mortalità associata, la storia naturale di questo tipo di cancro suggerisce la possibilità di ottenere un ulteriore beneficio, in termini di prevenzione, mediante programmi di promozione di una dieta sana. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi prospettici su ampia scala per chiarire l’effetto della dieta e di specifici nutrienti sull'infezione da Hpv, sulla sua persistenza e pertanto sullo sviluppo e progressione del cervico-carcinoma.
Nicola Miglino