Prof. Cicero, qual era, innanzitutto, l’obiettivo dello studio?
Il nostro obiettivo era quello di valutare se l'impiego prevalente di un determinato tipo di grasso di condimento e cottura nella dieta fosse associato a un diverso grado di invecchiamento vascolare nella popolazione generale, quindi non in pazienti già affetti da malattie cardiovascolari.
Quale popolazione avete preso in esame?
Abbiamo considerato un campione di popolazione globalmente sana arruolata nell'ambito del Brisighella heart study e di cui conoscevamo nel dettaglio le abitudini alimentari.
In breve, ci riassume le caratteristiche del Brisighella heart study?
Si tratta dello studio epidemiologico europeo con il più lungo monitoraggio continuo di un campione di popolazione generale. Iniziato nel 1972, grazie alla partecipazione entusiasta di popolazione e medici di medicina generale, è infatti continuato fino a oggi, consentendoci di produrre sempre nuovi dati scientifici.
In quanti gruppi sono stati suddivisi i partecipanti nella vostra analisi?
Abbiamo diviso i soggetti considerati in funzione del grasso maggiormente utilizzato per condire e cucinare, identificando quattro gruppi: prevalenti utilizzatori di olio extra-vergine di oliva, di mais, di altri olii vegetali e di grassi animali, in questo caso burro o strutto.
Quali sono stati gli endpoint?
Volevamo verificare l'effetto delle abitudini culinarie, in termini di grassi di condimento e cottura, su assetto lipidico e rigidità arteriosa. Poi, come marcatori secondari, sono stati considerati anche indice di massa corporea, pressione arteriosa, e glicemia.
Che risultati sono emersi?
Indubbiamente l'utilizzo prevalente di olio extra-vergine d'oliva si è dimostrato associato a una minore rigidità arteriosa e a un miglior profilo metabolico rispetto ai prevalenti utilizzatori di altri olii vegetali, che non fossero l'olio di mais, e di grassi animali. L'olio di mais è anche stato associato a un discreto profilo metabolico, ma non rispetto all'olio extra-vergine d'oliva.
In conclusione, l’olio d’oliva si conferma il grasso migliore in cucina?
Sulla base dei nostri dati sembra proprio di sì. Ovviamente la quantità utilizzata deve essere congrua ai consumi calorici, perché non dobbiamo dimenticare che comunque l'olio è una fonte calorica importante.
Nicola Miglino