Botanicals, Federsalus: regole comuni sui claims in Ue. La proposta in campo

23 Settembre 2021

Risale al 2010 la data in cui la Commissione europea ha bloccato l’iter di valutazione da parte di Efsa (European food safety authority) dei claims degli integratori a base vegetale (botanicals). Le proteste arrivarono dalle associazioni dei produttori, tra cui Federsalus ed Ehpm (European federation of associations of health products manufacturers), che segnalavano criteri non appropriati nella presa in esame delle sostanze. Il risultato, però, è che, a distanza di 11 anni, la situazione regolatoria è ancora sospesa, creando incertezze al mondo produttivo, normative difformi nei diversi Paesi Ue e, di conseguenza, mercati eterogenei per i consumatori europei.

Sul tavolo, però, le proposte di riforma non mancano. Ce ne parla Madi Gandolfo (Foto), direttore generale di Federsalus.

D.ssa Gandolfo, cosa rappresenta oggi per il mercato italiano degli integratori l’area dei cosiddetti botanicals?

Si tratta di integratori alimentari a base vegetale che rappresentano un prodotto rilevante per il mercato europeo ma soprattutto per quello italiano, sia in termini numerici che qualitativi. I botanicals vengono principalmente utilizzati per i loro effetti fisiologici e la tradizione italiana del loro utilizzo nella formulazione di integratori alimentari è una fra le più valide e consolidate in Europa. Per questo motivo e anche grazie alla crescente consapevolezza da parte dei consumatori dei benefici per la salute dei prodotti a base vegetale, questo tipo di integratori alimentari sta vivendo un periodo di forte sviluppo e rappresenta circa il 50% del totale venduto, in un mercato del settore integratori che in Italia vale 3,7 miliardi di euro.

La normativa europea, però, rischia di minare lo sviluppo del settore, soprattutto sul fronte claims. Quali sono i principali nodi da sciogliere?

Visto il ruolo di rilievo che questi integratori giocano per il mercato italiano, è fondamentale risolvere al più presto alcune problematiche regolatorie. Al momento, infatti, non esistono norme Ue armonizzate sull’uso di botanicals negli integratori alimentari. L’uso di sostanze e derivati vegetali negli integratori alimentari è soggetto a regole diverse nei diversi Stati membri. Anche gli effetti dei botanicals non sono attualmente condivisi a livello comunitario. Uno dei principali nodi da sciogliere, comunque, rimane quello della definizione dei criteri con i quali valutare i claims. Nel settembre 2010 la Commissione europea aveva bloccato l’iter di valutazione dei claims relativi ai botanicals da parte di Efsa, in quanto alcune associazioni, tra cui Federsalus e Ehpm, ritenevano che il criterio di valutazione adottato non fosse appropriato e adatto a informare correttamente il consumatore. Tuttora, però, la situazione non è stata risolta, creando incertezza negli operatori del settore e nei consumatori e limitando anche gli investimenti delle aziende nello sviluppo e nell’innovazione dei prodotti e dei processi industriali. Inoltre, la situazione è resa più complicata dalla mancanza, a livello europeo, di un’unica lista riconosciuta di piante autorizzate, che impedisce spesso la circolazione di prodotti all’interno della comunità europea e quindi crea problemi all’esportazione.

In quest’ambito, Ehpm ha di recente elaborato una proposta. Ci dice di che si tratta?

Il Gruppo di studio botanicals - Gds - di Federsalus ha lavorato a stretto contatto con Ehpm al fine di studiare una proposta di valutazione delle indicazioni salutistiche attraverso la definizione di un modello che tenga in considerazione la tradizione d’uso e le indicazioni fisiologiche italiane da sostenere a livello europeo. Il modello proposto consiste in un approccio graduale, definito Graded approach, alle indicazioni salutistiche dei botanicals negli integratori alimentari ed è coerente sia con i requisiti fondamentali del Regolamento claim sia con i criteri principali delle procedure già adottate da Efsa. Tale modello mostra che è possibile classificare le indicazioni sulla salute dei preparati vegetali sulla base di diversi gradi di sostanziazione, dal certo al plausibile, con riferimento a determinati livelli di prova e quindi utilizzare un linguaggio qualificato per comunicare i risultati di queste valutazioni ai consumatori in modo utile, veritiero, accurato e significativo. Il metodo graduale consente un approccio rigoroso, ma proporzionato per valutare i claims che permette ai consumatori di fare scelte informate nel punto vendita; allo stesso tempo, questo approccio può contribuire a creare una cultura della ricerca e sviluppo che tutte le parti interessate desiderano. Si auspica, quindi, che tale modello possa essere preso in considerazione per cercare di arrivare a una soluzione, nell’interesse dei consumatori, dell’industria e delle autorità regolatorie.

Oltre a quello sulle indicazioni salutistiche dei botanicals, quali sono gli argomenti critici sul tavolo di confronto con l’Europa in ambito integratori?

I temi caldi sono oggetto di lavoro dei Gruppi di studio Federsalus in raccordo con i gruppi analoghi costituiti presso Ehpm. Tra questi ricordiamo, l’omogeneizzazione dei limiti massimi di vitamine e minerali in ambito Ue, l’uso di additivi negli integratori alimentari per lattanti e bambini e i novel foods. I GdS stanno inoltre lavorando affinché venga trovata una soluzione comune tra gli Stati membri per consentire all’industria di utilizzare la denominazione “probiotico”, superando le attuali criticità regolatorie, adottando un’armonizzazione coerente e formale, in linea con lo spirito del Regolamento claims. Federsalus, attraverso Ehpm, è impegnata, infine, nella difesa degli ingredienti attualmente sottoposti alla procedura dell’Art. 8 Reg. 1925/2006 per la verifica della loro sicurezza e tra questi ricordiamo, in particolare, il riso rosso fermentato, le catechine del tè verde, l’acido alfa lipoico e la Garcinia Cambogia.

Nicola Miglino

 

 

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