Prof. Mosca, vogliamo innanzitutto ribadire il ruolo del latte materno?
Si tratta di un farmaco salvavita per i neonati prematuri, nonché del nutrimento ideale per crescere e svilupparsi in salute. Il latte materno è parte integrante del processo riproduttivo, con notevoli implicazioni positive per la salute del neonato e della madre e rappresenta per i bambini uno scudo per la vita. Tra gli indiscutibili benefici, è riconosciuto l’effetto protettivo del latte materno contro le infezioni, dovuto al passaggio di immunoglobuline e a fattori bioattivi.
A questo proposito, cosa sappiamo della protezione rispetto all’infezione da Sars-Cov-2?
Quello che è certo è che anche gli anticorpi anti-Sars-CoV-2 sono trasmessi dalla madre al neonato durante l’allattamento. Da recenti studi è emerso che, in seguito all’infezione da coronavirus, sono sempre presenti nel latte materno anticorpi specifici e alcuni di essi si ritrovano fino ai dieci mesi dal parto. È stato, inoltre, studiato che l’effetto neutralizzante sul coronavirus degli anticorpi si mantiene anche dopo la pastorizzazione del latte materno, nel caso di latte donato da banca.
La vaccinazione anti-Covid della mamma protegge anche il neonato?
Anche nel latte della mamma che ha ricevuto il vaccino a mRna, attualmente consigliato in Italia, si verifica una costante presenza di anticorpi specifici anti-coronavirus, già inizialmente presenti due settimane dopo la prima dose di vaccino, per intensificarsi dopo due settimane dalla seconda dose. Questi dati preliminari evidenziano la presenza degli anticorpi anti-Sars-CoV-2 nel latte materno e testimoniano, quindi, un possibile specifico effetto protettivo al neonato-lattante dopo la vaccinazione.
La Sin da sempre sostiene e promuove l’allattamento al seno. Quali sono le principali iniziative intraprese su questo fronte?
Per citarne alcune, solo negli ultimi anni, segnalerei l’istituzione della Commissione allattamento e Banche latte umano donato, nata per sostenere, sia da un punto scientifico che formativo e divulgativo, l’allattamento al seno. Inoltre, la collaborazione a stretto contatto con il Tavolo tecnico operativo interdisciplinare sulla promozione dell’allattamento al seno del ministero della Salute, la proposta di estendere il congedo di maternità ad almeno sei mesi per favorire l’allattamento esclusivo al seno. Non ultime, le Indicazioni ad interim su allattamento e infezione da Sars-CoV-2, diffuse a inizio pandemia per garantire l’allattamento e il contatto con i genitori e la recente campagna di promozione della vaccinazione anti-Covid per donne in gravidanza e in allattamento, insieme alle altre Società scientifiche di ginecologi, pediatri ed ostetriche.
A proposito di Banche del latte umano donato (Blud), qual è la situazione in Italia?
Rimaniamo uno dei Paesi più attivi in Europa. Nonostante il Covid-19 abbia causato una sensibile riduzione delle donazioni, infatti, l’Italia si è ancora una volta distinta perché nell’anno in corso sono state inaugurate due nuove Blud, portando a 40 il numero totale di banche del latte. Una risorsa fondamentale, una grande opportunità, non solo per la promozione e il sostegno dell’allattamento al seno, ma anche per soddisfare le necessità dei neonati nati prematuri o affetti da altre patologie.
In conclusione, quali le condizioni ideali per favorire la promozione dell’allattamento al seno secondo la Sin?
La promozione dell’allattamento deve essere un percorso virtuoso che inizia in ospedale, ma che poi prosegue nel primo anno di vita, mettendo il neonato al centro delle scelte politiche e istituzionali, per creare e incentivare condizioni che permettano alle mamme di continuare ad allattare anche dopo i primi mesi. Possono e devono farlo sin da subito, senza paure infondate sulla vaccinazione anti-Covid ma, anzi con uno sprone in più: la protezione per i loro piccoli che non possono ancora vaccinarsi. (n.m.)