P.ssa Di Renzo, da quali premesse nasce l’idea del vostro studio?
Lo studio è stato avviato considerando l'ampia evidenza esistente relativa all'impatto positivo della dieta mediterranea sulla salute, che agisce come fattore preventivo e predittivo per patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2, malattie neurodegenerative, sindrome metabolica e tumori. Tuttavia, a oggi, in letteratura, non sono stati individuati studi approfonditi che abbiano esplorato in modo significativo le possibili variazioni nell'espressione genica sesso-specifica, in particolare sulle differenze tra individui di sesso femminile e di sesso maschile.
Che tipo di ricerca avete condotto?
Si tratta di uno studio pilota condotto su 17 soggetti sani tra i 18 e i 65 anni, di cui circa il 59% donne e il 41% uomini. Ogni soggetto ha seguito per otto settimane una dieta mediterranea personalizzata sulle proprie esigenze nutrizionali, mantenendo inalterati propri stili di vita. Ogni due settimane è stata effettuata un’intervista telefonica per valutare l’aderenza alla dieta prescritta. Allo scopo di valutare gli effetti della dieta mediterranea, sono state effettuate analisi di composizione corporea ed esami ematochimici e genetici, sia in fase di arruolamento che a seguito del trattamento dietetico. La studio si è focalizzato in particolare su 10 geni, coinvolti nello stress ossidativoQuali evidenze sono emerse dall’analisi dei dati?
Lo studio condotto ha evidenziato una diminuzione significativa della resistenza della forza nei maschi. In particolare, il trattamento con la dieta mediterranea sembrerebbe indurre un aumento ulteriore delle fibre bianche negli uomini, inducendo quindi un miglioramento della forza esplosiva a discapito della resistenza. Sono state osservate anche differenze significative nella pressione diastolica tra i sessi prima del trattamento, che si sono appiattite dopo il trattamento. In particolare, nei maschi sono stati osservati valori di pressione diastolica più elevati prima del trattamento, sebbene in un range di normalità, rispetto alle femmine. Ciò può essere dovuto a diversi fattori intrinseci ai due sessi, come i meccanismi fisiologici e i profili ormonali, i cambiamenti legati all'età e le tecniche di misurazione. La dieta mediterranea ha quindi contribuito ad una riduzione della pressione diastolica nei maschi. Inoltre, lo studio ha mostrato differenze significative tra i sessi per quanto riguarda l'Hdl dopo il trattamento con la dieta mediterranea. In particolare, la dieta mediterranea ha comportato un aumento delle Hdl nelle femmine. Infine, è stato osservato come la dieta mediterranea abbia comportato una significativa iper-regolazione dei geni ApoE e Ace nelle femmine, coinvolti nella regolazione dei livelli sierici lipidici e della pressione arteriosa. Lo studio, inoltre, ha confermato differenze tra i sessi relativamente alla composizione corporea.
Quali i limiti dello studio?
Innanzitutto, trattandosi di uno studio pilota, il campione analizzato è composto da un numero esiguo di soggetti. La grandezza e la limitata variabilità del campione, in quanto si tratta esclusivamente di soggetti afferenti in un unico centro, potrebbe aver influenzato alcuni risultati. Per questo motivo andrebbe condotta un’analisi su un campione più numeroso e vario per avere un riscontro maggiormente significativo dei nostri risultati. Inoltre, al fine di comprendere più chiaramente alcuni processi, sarebbe necessario analizzare ulteriori geni.
Quali conclusioni se ne possono trarre?
È ben noto come la dieta mediterranea sia associata a un miglioramento della salute fisica e mentale, contribuendo a ridurre il rischio di malattie cronico-degenerative, riducendo l’infiammazione e migliorando il sistema circolatorio e respiratorio. Da questo studio è emerso come sia più efficace nelle donne nell’influenzare positivamente il metabolismo lipidico, in particolare delle Hdl, e i livelli della pressione arteriosa, grazie a un’iper-regolazione di geni ad essi correlati.
Quali scenari si aprono su questo fronte e quali i filoni di ricerca più promettenti da indagare?
La nuova frontiera della ricerca permette di unire le conoscenze acquisite finora nella medicina classica con la potenza diagnostica delle nuove analisi in campo di nutrigenomica e nutrigenetica. Questo permette di rendere il paziente sempre più centrale e consapevole, così da farlo essere prima di tutto partecipativo, come richiede la medicina del futuro, ovvero quella delle 4P. La medicina delle 4P, infatti, favorisce la prevenzione e la predizione di malattie, attraverso una cura sempre più personalizzata. In questo ambito, ulteriori indagini sull'interazione tra dieta, espressione genica e risposte specifiche al sesso, possono aiutare a personalizzare ulteriormente la dieta e contribuire alla salute e al benessere, in un’ottica One Health.
Nicola Miglino