L’ultima analisi appena pubblicata, dunque, certifica la necessità di non interpretare la qualifica di “biologico” come indicazione di qualità nutrizionale complessiva attribuibile gli alimenti, ribadendo quanto sia fondamentale l’educazione del consumatore a una corretta lettura e comprensione delle informazioni in etichetta affinché possa fare scelte più consapevoli.
Abbiamo chiesto a Daniela Martini, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze per gli alimenti, la nutrizione, l'ambiente dell’Università degli Studi di Milano e tra i coordinatori dell’indagine, di illustrarci i principali risultati.
D.ssa Martini, che cos’è, innanzitutto, il progetto Flip?
Si tratta di uno studio condotto da alcuni anni da numerosi colleghi appartenenti al gruppo di lavoro “Giovani” della Società italiana di nutrizione umana - Sinu - da me coordinato e con il supporto scientifico di Nicoletta Pellegrini, membro del Consiglio direttivo Sinu. Nel suo complesso, il progetto Flip ambisce a valutare la qualità nutrizionale dei prodotti confezionati maggiormente presenti sul mercato italiano. La ricerca ha preso in considerazione i prodotti presenti nelle sezioni shop online delle principali catene di supermercati italiani, per poi confrontare i valori nutrizionali tra prodotti delle diverse categorie merceologiche, ma anche tra prodotti con e senza specifiche dichiarazioni in etichetta, tra cui la presenza di claim nutrizionali e salutistici.
Da quale presupposto origina l’idea?
Il razionale prende fondamento da alcuni studi in letteratura scientifica che hanno evidenziato come il consumatore possa percepire come migliori i prodotti che presentano queste dichiarazioni. Tale comportamento sembra seguire il principio del cosiddetto halo effect, ovvero effetto alone, secondo cui la presenza di una caratteristica positiva, come appunto la presenza di un claim nutrizionale come, per esempio, prodotto “ricco in fibra” o “senza grassi”, incida favorevolmente sulla percezione della qualità nutrizionale complessiva del prodotto. Tra le dichiarazioni presenti in etichetta che possono portare a questo halo effect vi è anche la certificazione biologica, che è stata pertanto il focus di questo studio appena pubblicato su Nutrients.
Quali sono stati gli obiettivi della ricerca sui biologici confezionati?
Lo studio appena pubblicato ha avuto come obiettivo quello di confrontare i valori nutrizionali dichiarati in etichetta di prodotti biologici e convenzionali attualmente in commercio negli shop online di molte delle principali catene di supermercati in Italia. Il Regolamento CE n. 834/2007 relativo alla certificazione biologica non fa specificatamente alcuna menzione alle caratteristiche nutrizionali dei prodotti biologici. Tuttavia, alcune ricerche hanno evidenziato come il consumatore possa percepire la presenza di questa certificazione come “garanzia” di una miglior qualità nutrizionale di questi prodotti.
C’erano già ricerche disponibili in quest’ambito?
Alcuni studi hanno analizzato le caratteristiche nutrizionali di diversi prodotti, soprattutto derivanti dalla produzione primaria, come per esempio vari tipi di frutta e verdura, cereali, latte e carne, che non evidenziano grandi differenze, se non minime variazioni in termini soprattutto di profilo degli acidi grassi e di alcuni micronutrienti. Pochissimi dati, al contrario, sono disponibili sui prodotti confezionati attualmente in commercio nei quali, oltre alle caratteristiche delle materie prime, può giocare un ruolo anche la formulazione e l’ingredientistica del prodotto. Per questo motivo, abbiamo voluto confrontare la qualità nutrizionale, ovvero i valori nutrizionali dichiarati in etichetta, dei prodotti confezionati biologici e convenzionali, appartenenti a diverse categorie merceologiche, attualmente in commercio in Italia. In particolare, sono stati confrontati i valori nutrizionali di coppie di prodotti per i quali era presente sul mercato un prodotto biologico e la sua controparte convenzionale della stessa marca.
Com’è stata condotta l’indagine?
Per questo progetto, sono stati considerati i prodotti venduti in tredici catene di supermercati e ipermercati attualmente presenti sul suolo italiano e che vendono prodotti in modalità e-commerce nei rispettivi shop online. A questo fine, sono stati raccolti i valori nutrizionali obbligatori in etichetta secondo il Regolamento (CE) n. 1169/2011 - valore energetico, grassi totali, grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale - delle coppie di prodotti di una stessa marca per i quali era presente sul mercato sia un prodotto biologico che uno convenzionale con la stessa denominazione di vendita. In totale, sono state selezionate 569 coppie di prodotti, appartenenti a nove diverse categorie: prodotti dolci a base cereali”, “pane e sostituti”, “pasta, riso e altri cereali”, “latte, prodotti latticini e bevande vegetali”, “succhi e nettari di frutta e tè confezionati”, “marmellate, creme spalmabili e miele”, “prodotti a base di frutta e verdura”, “legumi”, “oli, grassi e condimenti”.
Quali evidenze sono emerse?
Dal confronto effettuato tra i valori nutrizionali dei prodotti biologici e convenzionali sono emerse poche e significative differenze soltanto per due categorie. La categoria denominata “pasta, riso e altri cereali” ha mostrato un contenuto di energia e proteine inferiore per i prodotti biologici rispetto a quelli convenzionali. Considerando le diverse tipologie, si evince che queste differenze sono dovute a quanto si riscontra nelle referenze di pasta che, quando biologica, mostra infatti un minor contenuto di energia e proteine. Nella pasta biologica, tuttavia, è stato evidenziato un numero maggiore di claim nutrizionali relativi al contenuto di fibra rispetto ai prodotti convenzionali, dettaglio che potrebbe spiegare le disparità in termini di composizione nutrizionale riscontrate. Altre differenze sono emerse nella categoria di “marmellate, creme spalmabili e miele”, in cui le marmellate biologiche hanno mostrato un minor contenuto di energia, carboidrati e quindi zuccheri utilizzati per la formulazione dei prodotti.
Che cosa possiamo concludere, dunque?
Sulla base delle informazioni obbligatorie riportate in etichetta, i prodotti confezionati biologici non presentano, a parte qualche eccezione, un miglior profilo nutrizionale rispetto a quelli convenzionali. Nei prodotti in cui sono state riscontrate differenze, alcune di esse possono dipendere dal fatto che i produttori hanno compreso che il consumatore target dei loro prodotti biologici è una persona attenta alla salute, che tende a comprare prodotti considerati più salutari e a leggere le etichette con maggiore attenzione. Per questo motivo, hanno in alcuni casi formulato in maniera diversa gli alimenti convenzionali e biologici, seppur di una stessa marca, instaurando quindi un circolo virtuoso.
Limiti dell’analisi?
Servono ulteriori studi per avere maggiori informazioni sulla tipologia e quantità dei singoli ingredienti utilizzati per la formulazione di questi prodotti, che potrebbero essere selezionati proprio per rispondere ad una maggiore qualità nutrizionale attesa dal consumatore. Inoltre, come già ribadito, lo studio ha preso in considerazione solamente le informazioni obbligatorie secondo i regolamenti, mentre altre caratteristiche nutrizionali, come per esempio la quantità di composti bioattivi oppure di composti tossici, non sono state raccolte e confrontate, ma potrebbero incidere sulla qualità totale del prodotto.
Cosa insegna, a suo giudizio, il vostro studio?
La ricerca sottolinea la necessità di non interpretare la certificazione “biologico” come indicazione di qualità nutrizionale complessiva attribuibile gli alimenti. Più in generale, però, questo studio ribadisce quanto sia fondamentale educare il consumatore a una corretta lettura e comprensione delle informazioni riportate in etichetta affinché possa fare scelte più consapevoli.
Nicola Miglino