Esistono molti studi osservazionali trasversali che hanno esaminato l’associazione tra vitamina D e diabete di tipo 2, la maggior parte dei quali ha riportato correlazione inversa tra concentrazione di 25OHD e malattia. Uno dei più grandi studi di questo tipo è il National health and nutrition examination survey negli Stati Uniti, che ha riportato un’associazione inversa tra la concentrazione di 25OHD e prevalenza di diabete negli individui bianchi non ispanici e messicano-americani, ma non negli afro-americani.

La supplementazione con acidi grassi Omega-3 è più protettiva, col passare degli anni, della vitamina D nei confronti delle malattie autoimmuni (Ad). Questa la conclusione di uno studio osservazionale su una popolazione di circa 20 mila individui che avevano partecipato al trial Vital, condotto per 5 anni, con l’obiettivo di valutare gli effetti di Vitamina D e Omega-3 nella prevenzione di malattie cardiovascolari e cancro.

Negli ultimi anni, molte ricerche si sono concentrate sui rapporti tra vitamina D, malattie metaboliche dello scheletro e malattie croniche extra scheletriche. I risultati spesso contrastanti hanno portato la rivista Nutrients a progettare un numero speciale, proprio per fare il punto sulle evidenze scientifiche oggi disponibili. Ci siamo rivolti, per alcuni chiarimenti, a Salvatore Minisola, Professore onorario di Medicina interna alla "Sapienza" Università di Roma, che ha curato, insieme a Daniela Merlotti, dell’Aau Senese, l’editoriale di presentazione.

Nessuna protezione dal rischio fratture con la supplementazione di vitamina D in bambini in stato di carenza. Questi i risultati del più grande studio randomizzato e controllato sull’integrazione di vitamina D mai intrapreso in fascia pediatrica e pubblicato su Lancet Diabetes & Endocrinology.

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