Questi i risultati di una survey che Nomisma ha realizzato per Cia-Agricoltori Italiani su un campione di circa 1.500 consumatori italiani, stratificati per età, genere e localizzazione, resa nota nei giorni scorsi.
Oltre all’evoluzione della popolazione per fasce di età, le variabili che concorreranno a definire il modello di consumo futuro, sono molteplici e tra queste si segnalano:
- presenza di stranieri, aumentata nell’ultimo decennio di circa il 30% e che, oggi, rappresenta il 9% di tutta la popolazione residente in Italia;
- cambiamenti nelle abitudini alimentari degli italiani, a seguito di stili di vita e condizioni lavorative. A questo proposito, si pensi a quanto accaduto con la pandemia e alle nuove modalità di lavoro, attuate per ridurre il contagio (il numero di lavoratori in smartworking/telelavoro è passato da 300 mila a 1,2 milioni nel primo semestre di quest’anno);
- evoluzione dei redditi e le relative differenze di approccio all’acquisto/consumo. Se nel carrello dei consumatori con redditi alti non mancano frutta secca e vino (rispettivamente il 56% e il 55% li acquista regolarmente vs 48% e 47% di chi ha redditi medio-bassi), i redditi medio-bassi ricercano, soprattutto, uova e ingredienti come farine o burro (rispettivamente 82% e 77% li acquista regolarmente contro il 79% e il 74% dei redditi alti). Differenze non solo nei prodotti, ma anche negli attributi ricercati: i consumatori con redditi alti sono più attenti degli altri al made in Italy, alla marca industriale, alla certificazione biologica e ai cibi light.