Ecco il pomodoro fortificato contro la carenza di vitamina D

27 Giugno 2022

Pomodori per contrastare l’ipovitaminosi D. È quanto promettono i risultati di uno studio condotto dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Cnr di Lecce, in collaborazione con il John Innes centre di Norwich e pubblicato sulla rivista Nature Plants.

I ricercatori, infatti, hanno messo a punto una nuova linea di pomodoro in grado di accumulare in tutti gli stadi di maturazione provitamina D3, ovvero il precursore assumibile della Vitamina D. “Questa nuova linea di pomodoro è stata ottenuta grazie alle emergenti tecnologie di editing del genoma che si stanno imponendo in molti dei campi delle scienze, da quelle biomediche a quelle agroalimentari”, dice Aurelia Scarano, del Cnr-Ispa di Lecce.

“Grazie a queste nuove tecnologie, e più precisamente all’utilizzo del sistema Crispr/Cas9, è stato possibile introdurre in maniera estremamente specifica una piccola modifica in un gene di pomodoro, il gene che codifica per l’enzima 7-deidrocolesterolo reduttasi 2, coinvolto nella conversione della provitamina D3 a colesterolo, senza intaccare in alcun modo altre regioni del genoma. Dopo due generazioni successive, si sono ottenute piante che presentano solo una piccola mutazione stabile e prive di alcun tipo di transgene. Con questa tecnologia abbiamo ottenuto importanti quantitativi di provitamina D3 nei frutti delle nuove linee di pomodoro. Inoltre, il trattamento dei pomodori di questa linea con luce Uv è stato in grado di convertire la provitamina D3 in vitamina D, aprendo nuove prospettive per la produzione di pomodori in grado di fornire direttamente la vitamina attiva”.

Secondo alcune stime, circa il 40% della popolazione europea, il 26% di quella americana e il 20% di quella orientale sarebbero a rischio di carenza di vitamina D.

“L’assunzione quotidiana di questa importantissima vitamina può avvenire prevalentemente da fonti animali come latte, uova, olio di fegato di merluzzo e salmone”, spiega Angelo Santino del Cnr-Ispa. “Gli alimenti di origine vegetale non ne contengono, tranne alcuni funghi in grado di produrre provitamina D2, che è tuttavia meno attiva rispetto alla provitamina D3. La conversione da D2 o D3 a vitamina D avviene esponendo la pelle alle radiazioni Uv, che però in maniera prolungata e inadeguata può comportare rischi anche gravi come tumori della pelle. Inoltre, le persone anziane hanno spesso bassi livelli di assorbimento e di traslocazione di provitamina D3/D2 a livello epidermico.

Il nuovo pomodoro biofortificato rappresenta pertanto un’importante alternativa potenziale. “Dai calcoli effettuati, il consumo di un paio di pomodori freschi al giorno di questa nuova linea di pomodoro potrebbe soddisfare in buona parte la dose giornaliera raccomandata di vitamina D”, conclude Scarano del Cnr-Ispa.

La legislazione europea, come noto, è molto vincolante rispetto alla commercializzazione di prodotti di questo genere. In Inghilterra, però, dove il pomodoro è stato realizzato, promettono, in virtù della Brexit, di approvare una nuova legge decisamente più permissiva che ne consentirà la vendita.

Nicola Miglino

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