Una patologia cronica, che colpisce prevalentemente le donne, con una media di circa 8 mila nuovi casi all’anno, in una fascia di età compresa tra i 19 e i 40 anni. Nessuna cura, se non una dieta rigorosamente priva di glutine che sconta però un sistema di erogazione gratuita dei prodotti non ancora omogeneo tra le Regioni. Questo è il quadro nazionale che emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia presentata nei mesi scorsi e realizzata dalla Direzione generale per l’igiene e la sicurezza del ministero della Salute. Si tratta degli ultimi dati disponibili, relativi all’anno 2018.

La ricerca punta sui tentativi di modificare la risposta immune e di manipolare il glutine assunto. La strada del vaccino ormai è abbandonata, ma i pazienti riusciranno a convivere sempre meglio con la malattia. Queste alcune tra le principali conclusioni del convegno Celiachia e altri disordini glutine correlati: Update 2020 tenutosi di recente a Milano. Abbiamo fatto il punto con gli organizzatori: Maurizio Vecchi, docente di gastroenterologia all’Università di Milano, e Luca Elli, responsabile del Centro celiachia all’Ospedale Maggiore Policlinico del capoluogo lombardo.

Il focus della ricerca sui disturbi associati al glutine si sta progressivamente orientando verso approcci terapeutici personalizzati. La United european gastroenterology week di Barcellona di novembre 2019 è stata l’occasione per un confronto tra esperti a un anno di distanza dal V Expert meeting Dr. Schär institute, l’appuntamento in cui scienziati e medici dibattono sulle novità dalla ricerca.

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