La vitamina D ad alte dosi non si rivela efficace nel prevenire le ricadute di asma e Bpco se non i soggetti gravemente carenti. Questi i risultati di un’analisi post hoc condotta su un sottogruppo di 775 tra i 5 mila partecipanti a uno studio condotto tra il 2011 e il 2013, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo teso a valutare l'effetto di un’integrazione mensile di vitamina D ad alto dosaggio in diversi ambiti clinici.

Sono diversi gli studi che sottolineano la correlazione tra vitamina D ed esercizio fisico, considerata la sua azione, indipendentemente dall’età dei soggetti, su trofismo e forza muscolare.

Nuovi dati a corredo dell’ipotesi che la vitamina D ad alte dosi migliori la prognosi di Covid-19 giungono da un’analisi condotta da un team dell’Università di Parma, Verona e degli Istituti di ricerca Cnr di Reggio Calabria e Pisa guidato da Sandro Giannini del dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, pubblicata su Nutrients.

Sensibilizzare istituzioni, mondo scientifico e opinione pubblica sulle più recenti evidenze scientifiche a sostegno dell’utilità della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento di Covid-19. Questo l’obiettivo di un documento inviato ad autorità sanitarie nazionali e regionali, messo a punto da un gruppo di lavoro di 135 medici istituito dall'Accademia di medicina di Torino, sotto il coordinamento del suo presidente Giancarlo Isaia e di Antonio D’Avolio, docenti, rispettivamente, di geriatria e farmacologia all'Università di Torino.

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