“In questa fase notiamo nuovamente una serie di messaggi non sempre corretti rispetto all’idea che l’integrazione nutrizionale sia la panacea per prevenire e talvolta addirittura trattare l’infezione da Sars-coV-2”, sottolinea Cicero. “Di certo vi è una letteratura scientifica crescente che ci mostra come il mantenimento di un adeguato stile di vita che preveda attività fisica e dieta bilanciata con adeguato carico calorico-proteico, basso indice glicemico e controllo del peso corporeo possa offrire vantaggi sia in termini preventivi che prognostici quando contagiati dal virus. Per ciò che concerne l’integrazione, questa va valutata in un’ottica squisitamente di tipo preventivo e finalizzata al mantenimento generale della funzione immunitaria. Dunque, non interventi specifici e altamente selettivi per la prevenzione dell’infezione da coronavirus ma al pari di quelli suggeriti per le più comuni infezioni del tratto respiratorio superiore. Ha quindi sicuramente senso, in caso di carenza, una supplementazione adeguata di vitamina D, così come di alcuni oligoelementi essenziali nella gestione della risposta infiammatoria e immunitaria quali zinco e selenio. Così come trova consenso l’impiego di alcuni nutraceutici come il trans resveratrolo o di fitoterapici specifici come i derivati da Pelargonium sidoides o echinacea, con la raccomandazione all’utilizzo di prodotti standardizzati, lavorati con tecniche farmaceutiche che ne consentano una buona biodisponibiltà, assunti non una tantum ma per cicli di medio-lunga durata e consigliati da personale competente: quella dell’integrazione nutrizionale è una scienza e in quanto tale, in una situazione drammatica dal punto di vista sanitario come quella attuale, non può essere lasciata al fai da te o a slanci emotivi, talvolta sfruttati anche a fini commerciali”.
Nicola Miglino