Nefropatia, il valore strategico della terapia dietetica nutrizionale

09 Marzo 2022

Terapia dietetica nutrizionale chiave di volta nel rallentare la progressione dell’insufficienza renale cronica, prevenendo il rischio di dialisi. Questo il richiamo che la comunità scientifica ha voluto rivolgere a pazienti, istituzioni e operatori sanitari lo scorso 10 marzo, in occasione della Giornata mondiale del rene.

“Per contrastare la malattia renale cronica è indispensabile adottare uno stile di vita corretto, bilanciando l’introito alimentare con l’attività fisica e bevendo adeguatamente”, dice Ersilia Troiano, presidente Asand (Associazione scientifica alimentazione nutrizione e dietetica). “Sia la dieta mediterranea che la Dash, modello alimentare che privilegia frutta, verdura, carboidrati da cereali integrali, derivati del latte a basso contenuto di grassi, pesce, carne bianca, oli vegetali, hanno un valore fortemente preventivo in termini di riduzione dell’incidenza di malattia renale cronica e di rischio cardiovascolare. È inoltre fondamentale tenere sotto controllo le patologie predisponenti, quali ipertensione arteriosa e diabete”.

L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale non soltanto in un’ottica di prevenzione ma anche nella strategia terapeutica in presenza di malattia renale conclamata, per ritardare la progressione del danno renale e l’ingresso in dialisi, come indicato nelle principali Linee guida nazionali e internazionali.

“La terapia dietetica nutrizionale si è dimostrata in grado di ritardare la progressione dell’insufficienza renale cronica e le sue comorbilità, riducendo il rischio di escalation verso la fase dialitica, con risparmi sostanziali e un significativo miglioramento della qualità di vita dei pazienti”, spiega Giuseppina Catinello, tesoriere Asand e dietista renale. “L’elemento chiave per il successo è l’approccio multiprofessionale di informazione, educazione, prescrizione dietetica e follow-up. Al dietista spetta la competenza di condurre una valutazione nutrizionale completa e di elaborare una terapia nutrizionale cucita su misura che tenga conto dei bisogni individuali, dello stato nutrizionale e delle eventuali comorbidità. L’aderenza del paziente allo schema dietetico è un fattore determinante per il raggiungimento degli outcome di salute”.

Così Massimo Morosetti, presidente della Fondazione italiana rene. “Le malattie renali possono interessare tutte le strutture dei nostri reni e colpire a tutte le età. Sono sufficienti pochi semplici esami come il controllo della pressione arteriosa, la misurazione della creatinina nel sangue, l’analisi delle urine e, se necessario, un esame ecografico dei reni, per giungere alla diagnosi e impostare una strategia terapeutica appropriata per rallentare l’evoluzione della malattia e ridurre l’alto rischio di mortalità cardiovascolare ad essa correlato”.

Sono circa 3,5 milioni gli italiani con nefropatia cronica, di cui 50 mila in trattamento dialitico.

“Recenti studi di farmacoeconomia sul rapporto di costo-efficacia della dieta ipoproteica hanno confermato che, oltre ai benefici di salute per i pazienti, questa terapia realizza un vantaggio economico per il Ssn”, sottolinea Luigi Cimmino Caserta, medical detailing manager e responsabile dei rapporti istituzionali di Kraft Heinz - Aproten Sn. “Il costo annuale dell’utilizzo di prodotti ipoproteici si attesta intorno 1.400/1.500 euro a paziente, contro i quasi 45 mila euro del trattamento dialitico. I 50mila pazienti attualmente in dialisi costano al Ssn 2,5 miliardi di euro l’anno, circa il 2% delle risorse totali destinate alla sanità. L’evidence based medicine conferma la necessità di rendere la terapia dietetica nutrizionale centrale nel percorso di cura del paziente nefropatico”. (n.m.)

 

 

 

 

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