“Intercettare la malattia in stadio precoce è strategico per introdurre modifiche dello stile di vita in grado di arrestare e rallentare la progressione del danno renale e limitare l’accesso alla dialisi o la necessità di un trapianto d’organo”, sottolinea Maurizio Muscaritoli, Presidente Sinuc.
Un compito non facile, sottolineano gli esperti, se pensiamo alla complessità del soggetto con malattia renale cronica, in bilico tra alterazione del bilancio idrico, eccesso di potassio, rischio di acidosi metabolica, insulino-resistenza, alterazioni lipidiche, anemia e, non di rado, perdita di massa muscolare magra.
“Il controllo dell’equilibrio idrico è tutt’altro che secondario”, dice Alessio Molfino, associato di Medicina interna all’Università La Sapienza di Roma. “L’acqua è fondamentale per la prevenzione e la gestione della pressione alta e aumenta la tolleranza alla seduta di dialisi. Il controllo dell’apporto di sodio, poi, fa sì che si riduca il senso di sete e migliori il controllo dell’ipertensione, mentre sul potassio va tenuta alta la guardia al fine di evitare eccessi che possano provocare arresto cardiocircolatorio e morte. Va tenuto sotto controllo anche il fosforo, consigliando di evitare cibi altamente processati. Questo costringe i pazienti a leggere con molta attenzione le etichette dei cibi per evitare, per esempio, i polifosfati. In una indagine condotta su 191 pazienti in cinque centri dialisi della Toscana, è stato somministrato un questionario per la conoscenza del fosforo. I risultati hanno rivelato che le informazioni nutrizionali appannaggio dei soggetti dializzati non sono soddisfacenti, anche se superiori a quelle della popolazione generale”.
Ecco così che la nutrizione diventa un lavoro da giocoliere in cui è necessario tenere sotto controllo l’apporto di potassio, mantenere la quota proteica, che viene persa con la terapia sostitutiva dialitica, non eccedere nel fosforo. Non a caso la deplezione proteico calorica (Protein energy wasting), condizione patologica caratterizzata da una progressiva compromissione del patrimonio proteico ed energetico dell'individuo, è presente in media nel 40% dei soggetti in dialisi. L’uremia, poi, che caratterizza gli stadi avanzati di insufficienza renale, non è corretta dalla dialisi, determinando così stati di malnutrizione variabili, con incidenza, tra il 18 e il 75% dei casi e una correlazione con la mortalità. Mentre, all’estremo opposto, si assiste a una malnutrizione per eccesso nel 50% dei dializzati cronici.
“Per porre un freno alla progressione della malattia renale cronica già negli stadi iniziali è fondamentale agire sugli stili di vita con esercizio fisico regolare al primo posto, gestione dell'ipertensione arteriosa, buon controllo glicemico nei diabetici, ottimizzazione dei nutrienti e consulenza nutrizionale”, conclude Muscaritoli. (n.m.)