Quali sono, allora, i quattro fenotipi utili per stabilire approcci terapeutici mirati?
Il primo è il cosiddetto “cervello affamato”, principalmente controllato dall'asse intestino-cervello, in cui il soggetto necessita di maggiori calorie per raggiungere la pienezza e la sazietà. Poi troviamo l’“intestino affamato”, caratterizzato da una durata anormale della pienezza, con svuotamento gastrico più rapido. Segue la “fame emotiva”, ovvero il desiderio di mangiare per far fronte a emozioni positive o negative, definito comportamento edonico. Infine “combustione lenta”, cioè una condizione di rallentamento del tasso metabolico.
“L’obesità è una forma di malnutrizione per eccesso, ma ha una origine che riconosce fattori alimentari, genetici, emotivi e social. Per questo risulta così difficile intervenire”, spiega Alessio Molfino, Associato di Medicina interna alla Sapienza di Roma. “Esiste una stretta relazione tra sistema digestivo e sistema nervoso centrale: l'equilibrio di questa via di comunicazione può essere alterata da numerosi fattori. Su questa complessità si innestano i fenotipi il cui riconoscimento permette una medicina sempre più personalizzata. I diversi fenotipi mostrano comportamenti peculiari”.
Il fenotipo riconducibile al cervello affamato spinge a un’assunzione elevata di calorie prima di raggiungere la pienezza e la sazietà. Quello relativo, invece, alla fame emotiva mostra livelli più elevati di ansia, depressione e alimentazione guidata dalle emozioni, oltre a livelli più bassi di autostima e una peggiore immagine corporea. I soggetti con fenotipo “intestino affamato” mostrano un più accelerato svuotamento gastrico: circa del 30% per i cibi solidi e del 22% per i liquidi nelle donne, mentre nei maschi lo svuotamento gastrico medio è accelerato del 38% per i primi e del 33% per i secondi. Tendono, quindi, ad alimentarsi più spesso, mentre i soggetti con fenotipo a combustione lenta, identificabili in un metabolismo rallentato, mostrano una massa muscolare inferiore e una minore predisposizione all'attività fisica.
“Ovviamente è possibile che gli individui mostrino fenotipi misti o non appartengano a nessuno di questi quattro gruppi, ma l’identificazione di modelli biologici è importante per un approccio personalizzato”, sottolineano gli esperti. (n.m.)