La scoperta è dei ricercatori dell'Epigenetics and immune disease Lab del Josep Carreras leukemia research di Barcellona, che hanno condotto una ricerca in vitro i cui risultati sono stati pubblicati su Nucleic acids research, aprendo le porte a nuovi scenari nell’ambito dell’immunoterapia.
Il trattamento delle cellule dendritiche con vitamina C sembra, infatti, portare a un'attivazione più consistente dei geni coinvolti nella risposta immunitaria, principalmente attraverso la demetilazione del Dna.
Dall'inizio delle terapie cellulari antitumorali, quelle che utilizzano cellule viventi per trovare ed eliminare i tumori, sono stati utilizzati molti tipi di cellule immunitarie. Le terapie cellulari in ambito oncologico oggi più note utilizzano i linfociti, come, per esempio, nel caso delle Car-T. Recentemente, le cellule dendritiche hanno attirato l'attenzione degli scienziati grazie alla loro capacità di assorbire e presentare antigeni ai linfociti T e indurre una potente attivazione immunitaria antigene-specifica.
Per studiare le cellule dendritiche in laboratorio, i ricercatori le differenziano dai monociti utilizzando un particolare insieme di segnali molecolari. Questa differenziazione si ottiene attraverso un complesso insieme di processi di attivazione genica nel nucleo, principalmente grazie all'azione di una famiglia enzimatica, quella delle demetilasi TET. È noto che la vitamina C interagisce con diverse proteine TET per migliorarne l'attività, ma il meccanismo specifico è ancora poco compreso nelle cellule umane.
Il team spagnolo ha così ipotizzato che il trattamento con vitamina C dei monociti in vitro mentre si differenziano in cellule dendritiche, possa aiutare le cellule risultanti a maturare e attivarsi con maggiore vigore.
I risultati ottenuti su cellule umane mostrano che la vitamina C innesca un'estesa demetilazione nei siti di legame NF-kB/p65 rispetto alle cellule non trattate, promuovendo l'attività dei geni coinvolti nella presentazione dell'antigene e nell'attivazione della risposta immunitaria. Inoltre, la vitamina C facilita la comunicazione tra cellule dendritiche e altri componenti del sistema immunitario, stimolando così la proliferazione delle cellule T antigene-specifiche. Un test con cellule dendritiche stimolate da vitamina C e caricate con antigeni specifici per il virus Sars-CoV-2 ne ha dimostrato la capacità di attivare le cellule T in vitro in modo più efficace rispetto alle cellule non trattate.
“Studi recenti hanno messo in evidenze un possibile ruolo della vitamina C come adiuvante nelle terapie anticancro”, commentano gli Autori. “Tuttavia, i suoi effetti sulle cellule immunitarie sono ancora poco chiari. I nostri dati suggeriscono che l’acido ascorbico innesca un'ampia demetilazione nei siti di legame Nf-κB/p65 a livello del Dna, aumentando in concomitanza la capacità di presentare l’antigene ai linfociti T e la produzione di Tnf-β. Infine, la vitamina C migliora la capacità delle cellule dendritiche di stimolare la proliferazione delle cellule T autologhe antigene-specifiche. Si tratta, ora, di confermare questi risultati in modelli animali e in studi clinici, con la speranza che una nuova generazione di terapie cellulari basate su cellule dendritiche possa essere utilizzata in clinica per combattere il cancro in modo più efficace”.
Nicola Miglino