Dopo un periodo in cui hanno seguito la loro dieta abituale, tendenzialmente ad alto contenuto di sodio (4,5 mg/die), sono stati suddivisi casualmente in un gruppo con dieta ricca di sodio (2,5 mg/die aggiunti alla dieta abituale) e in uno con dieta iposodica (500 mg/die totali) per una settimana. Nella settimana successiva, i gruppi si sono invertiti. Al termine di ciascuna settimana, veniva effettuato un holter pressorio nelle 24 ore.
I risultati hanno indicato una pressione arteriosa sistolica mediana di 125, 126 e 119 mmHg rispettivamente per dieta abituale, ad alto e basso contenuto di sodio. La pressione sanguigna sistolica si è significativamente ridotta di 7-8 mmHg in chi seguiva la dieta iposodica rispetto al gruppo ad alto contenuto di sodio e di 6 mmHg rispetto a chi seguiva la dieta abituale. Riduzioni, sottolineano gli Autori, paragonabili a quelle ottenibili con il trattamento farmacologico. Già la dieta abituale era molto ricca di sodio, tanto che la pressione arteriosa sistolica dei partecipanti non è risultata significativamente maggiore con ulteriore sodio aggiunto. Passando, però, da una dieta iposodica a una ad alto contenuto di sodio, si è verificato un aumento dei valori pressori. Inoltre, l’effetto ipotensivo è risultato coerente tra gli individui con pressione sanguigna normale, ipertensione trattata e ipertensione non trattata.
"Questi risultati indicano che l'abbassamento della pressione sanguigna attraverso la riduzione del sodio nella dieta può essere raggiunto in modo sicuro e rapido, entro una settimana", sottolinea Deepak K. Gupta, direttore del Vanderbilt translational and clinical cardiovascolare research center di Nashville, coordinatore dello studio. "Oltretutto, rafforza l'importanza della riduzione del consumo di sodio anche in chi già assume farmaci per l'ipertensione".
Nicola Miglino