Ne abbiamo parlato con Roberta Masella, direttore dell’Unità di prevenzione e salute di genere presso il Centro di riferimento per la medicina di genere all’Istituto superiore di sanità e prima firma della ricerca.
D.ssa Masella, qual è, innanzitutto, il legame tra infiammazione e obesità?
L’obesità si accompagna a un’infiammazione cronica di bassa intensità che dipende dall’alterazione delle normali funzioni degli adipociti, le cellule che sono la componente principale del tessuto adiposo. Va detto che il tessuto adiposo presente nel nostro organismo è di due tipi diversi a cui corrispondono funzioni diverse. Mi riferisco al tessuto adiposo sottocutaneo e a quello viscerale. Quest’ultimo si accumula nella zona dell’addome dove trovano posto parecchi organi interni quali, per esempio, fegato, milza e pancreas. Questo tessuto ha la proprietà di produrre attivamente e rilasciare al suo esterno diverse molecole, chiamate adipocitochine, che hanno attività regolatrice e possono essere pro- o antinfiammatorie. In corso di obesità l’equilibrio tra queste molecole si altera e quelle pro-infiammatorie prendono il sopravvento. Inoltre, alcuni di questi fattori sono capaci di attirare nel tessuto adiposo vari tipi di cellule immunitarie che contribuiscono alla comparsa dello stato infiammatorio presente negli individui obesi.
Qual è stato l’obiettivo della vostra review?
Abbiamo voluto analizzare la letteratura scientifica recente per raccogliere dati utili a capire se l’integrazione della dieta con curcumina possa aiutare a diminuire l’intensità dell’infiammazione in soggetti obesi, molti dei quali affetti anche da diabete di tipo 2. Inoltre, attraverso la valutazione degli studi condotti in modelli animali o cellulari in vitro, volevamo trovare indicazioni sul meccanismo molecolare attraverso cui la curcumina può inibire in modo specifico il processo infiammatorio del tessuto adiposo.
Dai risultati emersi, quale ruolo può giocare una supplementazione con curcumina nel paziente obeso e a quali dosaggi?
Dagli studi di intervento condotti sull’uomo sembra evidente che la curcumina è in grado di diminuire i livelli delle citochine infiammatorie prodotte dal tessuto adiposo e circolanti nel sangue. Per quanto riguarda i dosaggi, negli studi sono state utilizzate quantità diverse. È difficile, pertanto, stabilire quali siano le dosi giornaliere sufficienti e necessarie per ottenere i benefici apportati. Tuttavia, le dosi di assunzione del rizoma essiccato e polverizzato, non devono superare quelle fissate come sicure dall’Efsa, ovvero fino a 3 mg per kg di peso corporeo al giorno, cioè in media da 1,5 a 3 grammi.
Quali sono ancora gli aspetti da chiarire in quest’ambito?
Nonostante i molti lavori, non è ancora chiaro il meccanismo molecolare responsabile della riduzione dello stato infiammatorio evidenziata sui soggetti obesi, che utilizzano curcumina. Inoltre, gli studi di intervento che abbiamo esaminato sono stati condotti sia su uomini che donne, ma i dati non sono stati valutati separatamente per i due generi; questo è un punto molto importante di cui tener conto, perché l’efficacia della curcuma può dipendere anche da una diversità individuale, influenzata anche dal genere, nella risposta al suo consumo.
In conclusione: che tipo di indicazioni cliniche si possono fornire in base ai dati della letteratura oggi disponibili?
Il messaggio che può venire da questa analisi è che la supplementazione con curcumina potrebbe essere un adiuvante nel trattamento dell’infiammazione in corso di obesità, tuttavia sono necessari molti altri studi clinici di intervento condotti con protocolli standardizzati e controllati per avere la definitiva conferma di questa attività. Inoltre, va sottolineato con forza che nessun tipo di supplementazione può sostituirsi a una dieta sana, bilanciata e accompagnata da un’adeguata vita attiva. Un individuo obeso deve innanzitutto modificare il proprio stile di vita perché soltanto in questo modo può raggiungere risultati apprezzabili e duraturi nel migliorare il suo stato di salute.
Nicola Miglino