Questo il principio ispiratore degli studi di Valter Longo, direttore dell’Istituto di longevità alla University of Southern California di Los Angeles e direttore del laboratorio di longevità all’Istituto di Oncologia molecolare Ifom di Milano, che nel suo ultimo libro, Il cancro a digiuno (Vallardi, 363 pp.; 18,90 euro), descrive, dati alla mano, il ruolo centrale della dieta mima-digiuno come strumento di supporto nella prevenzione e nella cura di molti tipi di tumore, anche negli stadi avanzati.
Prof. Longo, intanto perché un nuovo libro?
L’intento è quello di fornire agli oncologi strumenti e ulteriori motivazioni per aumentare il numero di pazienti che sopravvivono e guariscono, facendo al contempo diminuire gli effetti collaterali a breve e a lungo termine. Per questo motivo ho scritto tutti i capitoli con il loro contributo e con quello di altri medici esperti nelle cure di specifici tumori inserendo, alla fine dei capitoli, l’esperienza diretta di alcuni pazienti, sperando che ciò spinga gli oncologi a esplorare e applicare gli interventi nutrizionali a supporto delle terapie oncologiche
Quali sono le peculiarità di una cellula tumorale rispetto a una sana?
Siamo portati a pensare che le cellule tumorali siano altrettanto o più intelligenti di quelle normali, e invece sono “confuse”, sebbene possano diventare un nemico mortale sia se forniamo loro tutto il nutrimento di cui hanno bisogno, sia se non comprendiamo che la massa tumorale contiene cellule di tanti tipi diversi, alcune delle quali resistono a molti tipi di cure. Per questo la guerra contro il cancro deve impiegare necessariamente strumenti più sofisticati e concentrarsi maggiormente sulla creazione di condizioni che rendano le cellule tumorali molto più vulnerabili alla terapia e le cellule sane e gli organi molto più resistenti.
Che effetti ha il digiuno sulla cellula tumorale?
Mentre le cellule sane del nostro organismo sono in grado di adattarsi alla limitazione di alcuni o anche di tutti i nutrienti che provengono dall’esterno, le cellule tumorali no, in quanto sviluppano una dipendenza sempre maggiore dal fatto di ricevere quantità eccessive di ciascun nutriente dall’ospite.
Negli ultimi 10-12 anni siete passati da ricerche sperimentali a studi clinici. Con che risultati?
Gli studi clinici su digiuno e tumori pubblicati da me e da altri sono almeno sei e riguardano 260 pazienti, 172 dei quali hanno digiunato o sono stati sottoposti a diete mima-digiuno. Nel complesso, emerge che il digiuno è sicuro e ben tollerato in concomitanza prima di tutto con chemioterapia e radioterapia e che contribuisce a ridurre gli effetti avversi dei trattamenti. Nel primo studio clinico randomizzato su 131 pazienti con tumore alla mammella, le donne che hanno completato la maggior parte dei cicli di chemioterapia insieme alla dieta mima digiuno, avevano una risposta clinica 2-3 volte superiore a chi non aveva seguito il digiuno. Si tratta di risultati preliminari, ma molti studi sono in corso o in attesa di pubblicazione su più tumori, da quelli solidi a quelli ematologici.
Non ci sono rischi per protocolli di digiuno in soggetti spesso malnutriti come i pazienti oncologici?
Assolutamente no perché sono rigidi i criteri di esclusione: il paziente che arriva in ospedale con peso o massa muscolare ridotti non può iniziare un ciclo di digiuno. Lo stesso se, una volta iniziato il protocollo, si dovessero ravvisare cali ponderali.
Che ruolo può avere il nutrizionista nel supporto all’oncologo in quest’ambito?
Ha una funzione chiave in quanto deve dare un contributo importante sia durante il ciclo di digiuno in corso di terapia, sia tra un ciclo e l’altro. Deve essere il nutrizionista, magari con expertise in biologia molecolare, ad aiutare l’oncologo nell’applicare in maniera ottimale questo tipo intervento senza far perdere massa muscolare paziente o rischiare che diventi cachettico.
Che cosa dire, invece, nel campo della prevenzione, su digiuno e diete mima-digiuno?
Il periodo di tempo ideale di astinenza dal cibo per prevenire patologie, in assenza di situazioni specifiche e di storia familiare, è di 12 ore tra la cena e la colazione del giorno seguente. Oltre alle 12-13 ore di digiuno al giorno, dovrebbe essere presa in considerazione la possibilità di sottoporsi periodicamente a delle diete mima-digiuno. La dieta mima-digiuno dura 5 giorni ed è a basso contenuto di calorie, proteine e zuccheri e ad alto contenuto di grassi di origine vegetale, e ha dimostrato in diversi studi clinici la sua efficacia nella riduzione dei fattori di rischio e dei marcatori tumorali, tra cui Igf-1, insulina, leptina, glucosio, oltre a ridurre il grasso addominale e il girovita.
Nicola Miglino