Calo del 12% del latte umano donato. Allarme degli esperti

09 Giugno 2022

Nell’ultimo anno, a causa della pandemia, c’è stato un calo di circa il 12% del latte umano donato, alimento fondamentale per i neonati prematuri e per quelli ricoverati nelle terapie intensive neonatali, nonché per i bambini le cui mamme non possono allattare al seno. Il dato emerge dalla terza indagine dell’Associazione italiana banche del latte umano donato (Aiblud) presentata lo scorso 19 maggio in occasione della giornata mondiale della donazione del latte umano.

“Tra i tanti problemi causati dalla pandemia, c’è stato l’impatto negativo sulla donazione del latte e, di conseguenza, sui quantitativi di latte raccolti dalle Banche del latte umano donato”, sottolinea Guido E. Moro, presidente Aiblud. “La sospensione del servizio di raccolta a domicilio, l’impossibilità a uscire di casa per il lockdown e il timore delle donatrici di recarsi in ospedale per donare il latte sono stati tra i principali motivi che hanno portato a disincentivare la donazione. Pertanto, molti neonati prematuri e patologici hanno dovuto rinunciare a questo prezioso alimento. Purtroppo, in questa emergenza, il nostro paese non si è mostrato pronto a intervenire per porre rimedio alla situazione critica.  Durante queste tragiche situazioni, la sopravvivenza dei neonati e dei lattanti può dipendere dalla loro possibilità di accesso all’allattamento al seno e/o al latte umano donato”.

Aggiunge Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia: “Il latte materno è fondamentale per la crescita e il benessere dei neonati prematuri e più in generale per tutti quei neonati che le mamme non possono allattare al seno. Le banche del latte umano donato, per noi neonatologi, rappresentano una risorsa preziosa, così come lo sono le mamme che decidono di donare una parte del loro latte per la cura di altri neonati: un grandissimo atto d’amore. Purtroppo, la pandemia ha frenato significativamente la donazione del latte privando, di fatto, migliaia di neonati del principale alimento per la loro crescita”.

Nell’ultimo triennio si è registrato un netto calo del servizio di raccolta del latte umano a domicilio (64% delle banche fornivano questo servizio nell’anno 2012, 75% nel 2016 e 68% nel triennio 2018-2020). Quest’ultimo dato è dovuto in diversi casi alla sospensione di tale servizio proprio per le limitazioni imposte dalla pandemia (sospensione del servizio in 11 centri su 37).

I dati dell’indagine mostrano che, nel periodo precedente la pandemia (2018-2019), si stava realizzando un notevole incremento nel numero delle donatrici e del volume di latte raccolto, mentre nel 2020 si è avuta una netta contrazione del numero di donatrici con un ritorno ai valori del 2016.

Dai risultati sono evidenti le principali problematiche da affrontare in prospettiva futura. Innanzitutto, è necessario un piano di regionalizzazione delle diverse banche del latte donato nel nostro Paese. Questo progetto consentirà la messa in rete a livello regionale delle banche esistenti e la razionalizzazione del servizio con la creazione di hub e di punti di raccolta, con lo scopo di identificare e selezionare le donatrici e raccogliere il latte che verrà poi inviato per il trattamento, la conservazione e la distribuzione agli hub regionali. Questa organizzazione permetterebbe una copertura strategica di tutte le aree, la possibilità di fornire latte umano donato a tutte le terapie intensive neonatali e una razionalizzazione del servizio con riduzione significativa dei costi.

“Solleciteremo il ministero della Salute per la predisposizione di un Piano nazionale strategico di pronto intervento in grado di rafforzare il servizio, tutelando in tal modo la salute dei neonati durante le emergenze future, situazioni che stanno diventando sempre più frequenti, in modo da mettere in campo tutti gli sforzi necessari per evitare il ripetersi di quanto successo durante l'epidemia da Covid-1919”, concludono Moro e Orfeo. (n.m.)

 

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