Dislipidemie, il 40% dei casi non è trattato. Il ruolo degli integratori

14 Marzo 2023

 

In Italia sono più di dieci milioni le persone colpite da dislipidemie lievi e moderate. Il 40% non ne è consapevole e non viene quindi trattato, con il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari che richiedano trattamenti farmacologici. È possibile, però, controllare il fisiologico metabolismo del colesterolo con l’assunzione di sostanze di origine naturale, con comprovata efficacia e ridotti effetti collaterali.

Il tema è stato al centro di un incontro svoltosi recentemente a Milano, realizzato con il supporto di Named Group, azienda di riferimento nella produzione e distribuzione di integratori alimentari.

“La correlazione tra dislipidemie e patologie cerebro-cardiovascolari è stata scoperta ormai da diversi anni e da allora i medici hanno assunto consapevolezza dell’importanza di trattare anche il fattore di rischio lieve, che su alcuni pazienti può avere conseguenze gravi, come infarto del miocardio e aterosclerosi”, afferma Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale.  “Ipercolesterolemia e aumento dei trigliceridi sono condizioni asintomatiche e possono essere individuate solo attraverso esami del sangue, prescritti o come controlli di routine, o per familiarità. Un’arma contro il loro sviluppo è l’attenzione agli stili di vita: non fumare, nutrirsi in modo corretto e praticare attività fisica permettono di ridurne sensibilmente le possibilità di comparsa, che sono maggiori con l’aumento dell’età.”

“Le linee guida nazionali e internazionali suggeriscono l’importanza di ridurre la colesterolemia anche nelle forme di dislipidemia lievi, con il mantenimento di un’alimentazione varia ed equilibrata e un corretto stile di vita e l’associazione, se necessario, di specifici integratori alimentari”, sottolinea Arrigo Cicero, presidente della Società italiana di nutraceutica. “Questi prodotti si sono rivelati utili nei soggetti che presentino livelli non ottimali di trigliceridi e colesterolo nel sangue e un rischio cardiovascolare non elevato, poiché permettono di mantenere i normali livelli di colesterolo e trigliceridi. Gli studi clinici dedicati sono numerosi e sottolineano principalmente l’utilità di molecole come la monacolina k, che si ottiene dalla fermentazione del riso rosso, e la berberina, che viene estratta direttamente dalle piante. Altre componenti con effetti positivi sui grassi nel sangue sono i fitosteroli, presenti in olii e frutti a guscio, il bergamotto e gli estratti di carciofo.”

“L’offerta di nutraceutici è molto vasta e ognuno presenta principi attivi e proprietà salutistiche differenti, non adatte al trattamento di tutti i soggetti”, aggiunge Alessandro Colletti, dipartimento di Scienze e Tecnologie del farmaco presso l’Università degli Studi di Torino. “Per questo è importante che la persona non si orienti da sola verso la scelta, ma si rivolga al proprio medico, al biologo nutrizionista o al farmacista. Il prodotto dovrebbe essere scelto sulla base della qualità della materia prima e della formulazione, che spesso prevede più attivi combinati, per sfruttare i molteplici meccanismi d’azione. Per esempio, la monacolina k ha un’azione di blocco della sintesi del colesterolo a livello epatico. Il bergamotto si è dimostrato utile per la prevenzione cardiovascolare, perché grazie alle sostanze polifenoliche che contiene è in grado di abbassare i livelli di Ldl anche a livello qualitativo: ciò significa che i lipidi che persistono si rivelano meno dannosi per la formazione della placca ateromasica. La berberina, invece, agisce attraverso l’eliminazione del colesterolo a livello del fegato e con il miglioramento dei valori di glicemia sia postprandiale che a digiuno. Anche la vitamina k2 ricopre un ruolo importante nella prevenzione: ha infatti dimostrato di aumentare l’elasticità dei vasi.”

Nicola Miglino

 

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