Recidiva di ictus: ipovitaminosi D possibile marker predittivo

21 Marzo 2023

Monitorare i livelli di vitamina D nel sangue in caso di ictus come marker predittivo del rischio di recidiva. Queste le conclusioni di una metanalisi di recente pubblicata su Nutrients. A parlarcene, Lanfranco D’Elia, Veronica Abate e Anita Vergatti del dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II”, tra gli Autori dello studio.

Dr D’Elia, qual è, innanzitutto, che ruolo gioca la vitamina D nella salute cardiovascolare?

Negli ultimi 30 anni, numerosi studi hanno dimostrato effetti pleiotropici della vitamina D circolante sulla salute. In aggiunta ai ben noti effetti sul metabolismo calcio-fosforo, principalmente mediante un feedback negativo con il paratormone, la vitamina D circolante è risultata associata anche a effetti sul sistema cardiocircolatorio.

Infatti, può essere coinvolta in meccanismi di controllo della pressione arteriosa, attraverso la regolazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone; può migliorare la risposta periferica all’insulina, per cui avere un effetto benefico sui danni dovuti all’insulino-resistenza e alle patologie a essa correlate; può essere coinvolta anche nella differenziazione degli osteoclasti nella parete vasale, cosa che contribuirebbe alla stabilizzazione delle placche aterosclerotiche; può contribuire alla riduzione dei livelli sierici di colesterolo Ldl, con una conseguente ben nota riduzione del rischio cardiovascolare.

Inoltre, restando in questo contesto, studi in vitro hanno mostrato che cellule endoteliali, muscolari lisce e cardiomiociti sono considerati ulteriori bersagli della vitamina D, in quanto esprimono sia il ricettore della stessa che l’enzima 1α-idrossilasi, necessario per la sua conversione nella forma attiva.

Infine, è stato anche dimostrato che l’ipovitaminosi D riduce l’efficacia di alcuni farmaci antiaggreganti utilizzati dopo eventi cardiovascolari.

D.ssa Abate, com’è stata condotta la vostra metanalisi e con quali obiettivi?

Date queste premesse, abbiamo voluto valutare tramite una ricerca sistematica della letteratura nelle principali banche dati on-line e susseguente metanalisi, una potenziale associazione tra deficit di vitamina D circolante e recidiva di ictus, un evento prognosticamente negativo per la sopravvivenza del paziente.

Gli studi osservazionali che riportavano i risultati di partecipanti che avevano avuto un primo evento ictale e contestualmente misurato la vitamina D circolante, potevano essere inclusi nella metanalisi. Al termine della ricerca, quattro studi osservazionali rispondevano ai criteri di inclusione prestabiliti.

La relazione tra vitamina D e rischio di recidiva di ictus è stata valutata in prima battuta confrontando la categoria con più alti valori di vitamina D con quella con più bassi valori. In aggiunta, per esplorare al meglio l’associazione, abbiamo condotto anche una metanalisi dose-risposta. Questa tipologia di analisi ha permesso di valutare il tipo e l’entità della relazione tra i diversi livelli circolanti di vitamina D e il rischio di un secondo ictus.

D.ssa Vergatti, che risultati avete potuto osservare?

Un totale di 7.717 partecipanti con un primo evento ictale è stato considerato per le analisi. Di questi, il 6% ha avuto un secondo evento ictale durante il follow-up. L’analisi ha dimostrato che valori di vitamina D più alti al primo evento erano associati a un rischio minore di recidiva. Questa relazione inversa è stata confermata anche dall’analisi dose/risposta, che ha mostrato un’associazione inversa e non lineare tra i livelli di vitamina D al primo ictus e il rischio di recidiva. In particolare, per i partecipanti con livelli di Vitamina D circolante compresi tra 9,3 e 28,1 ng/ml, il rischio si riduceva significativamente in maniera progressiva, rispetto a coloro che avevano livelli inferiori a 8,5 ng/ml.

Dr. D’Elia, quali implicazioni potrebbero avere queste indicazioni nella pratica clinica?

In considerazione dei risultati della nostra metanalisi e delle evidenze riguardo al ruolo della vitamina D circolante sull’apparato cardiovascolare, un deficit di vitamina D potrebbe essere considerato un ulteriore fattore di rischio per la recidiva di ictus.

Pertanto, per la pratica clinica, lo studio suggerisce di eseguire il dosaggio della vitamina D durante il primo accesso ospedaliero per ictus, in modo da individuare meglio il rischio di un secondo evento.

Al momento, non vi sono dati sull’effetto dell’integrazione, per cui in aggiunta ad ulteriori studi osservazionali per confermare questi risultati anche in altre popolazioni, sarà cruciale condurre studi di intervento ben disegnati per valutare l’efficacia dell’integrazione con vitamina D sul rischio di recidiva di ictus in vari contesti.

Nicola Miglino

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