Sinu all’industria alimentare: meno sale nei cibi trasformati

15 Maggio 2023

Le aziende alimentari, con l’intervento delle istituzioni, devono ridurre la quantità di sale, seguendo le indicazioni più volte ribadite dall’Organizzazione mondiale della sanità. Questo l’appello lanciato da Meno Sale Piu Salute, il gruppo di lavoro Sinu (Società italiana nutrizione umana) coordinato da Pasquale Strazzullo e Giulia Cairella, in occasione della Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale, in calendario dal 15 al 21 maggio da Wassh (World action on salt, sugar and health). Obiettivo: richiamare l’attenzione sulla necessità di ridurre il contenuto di sale nei prodotti trasformati e nella ristorazione collettiva.

“Gli studi epidemiologici condotti in circa 200 Paesi in tutti i continenti hanno segnalato l’abuso di sale  come l’errore alimentare maggiormente responsabile di morti premature e disabilità correlata allo sviluppo di malattie croniche non trasmissibili e altre analisi hanno indicato la possibilità di prevenire oltre due milioni e mezzo di morti premature a livello globale attraverso la riduzione del consumo di sale a meno di 5 grammi al giorno, secondo le indicazioni dell’Oms”, si legge in una nota Sinu.

La principale fonte di assunzione nella dieta italiana è data dal cloruro di sodio aggiunto nei prodotti trasformati di tipo artigianale, industriale o della ristorazione collettiva e poi da quello aggiunto in cucina e/o a tavola. Elevate quote derivano anche dai gruppi carne/uova/pesce e latte e derivati, sempre a causa del sale aggiunto rispettivamente nelle carni e nei prodotti del mare conservati e ancor più nei formaggi.

“Il contenuto di sale della frutta, della verdura e in generale degli ortaggi freschi è invece molto basso”. Sottolinea Sinu. “Dunque, una dieta ricca di frutta, verdura e legumi freschi o secchi già predispone a un minor consumo complessivo di sale. È bene invece evitare il consumo frequente di prodotti quali formaggi stagionati e soprattutto di insaccati, così come di carne, pesce e altri alimenti in scatola contenenti sale aggiunto, acquistare pane povero di sale leggendo bene l’etichetta, non aggiungere sale a tavola e contenerne al massimo l’uso in cucina, preferendo in ogni caso il sale iodato”.

L’impegno individuale, secondo Sinu, deve essere accompagnato da una strategia globale che richiede a livello nazionale e internazionale la collaborazione dell’industria alimentare, la sensibilizzazione della popolazione attraverso campagne pubblicitarie, l’estensione dell’uso di etichette nutrizionali che indichino se il prodotto è a più basso o più alto contenuto di sodio. E conclude: “Questa strategia è già stata applicata e ha prodotto iniziali risultati tangibili in numerosi Paesi e deve essere opportunamente coniugata con la lotta contro l’obesità infantile, l’abuso di zuccheri e bevande zuccherate e l’improprio consumo di alcol, secondo lo spirito del programma Guadagnare Salute promosso dal Ministero della Salute nel 2007 e tuttora operativo”. (n.m.)

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