Energy drinks, a rischio il sonno nei più giovani

22 Gennaio 2024

Il consumo di energy drinks mette a rischio la qualità del sonno nei più giovani. A evidenziarlo, uno studio norvegese i cui risultati sono stati pubblicati su Bmj Open e che sottolinea come anche un consumo limitato possa provocare danni.

Le bevande energetiche contengono caffeina (mediamente 150 mg/L), zucchero, vitamine, minerali e aminoacidi in quantità variabili. Tra i consumatori più fedeli, i giovani, in virtù delle reclamizzate proprietà energizzanti.

Benché vi siano evidenze sulla capacità di ridurre la qualità del sonno, non è chiaro esattamente su quali aspetti gli energy drinks incidano o se ci siano differenze specifiche per sesso.

Per chiarire questi aspetti, i ricercatori hanno preso in esame 53.266 partecipanti tra i 18 e i 35 anni dello Student's health and well-being study (studio Shot 22), l'appendice più recente di un’ampia indagine nazionale sugli studenti universitari in Norvegia.

A loro è stato chiesto quanto spesso assumessero bevande energetiche, dividendo le fasce di consumo in: giornaliero, settimanale (una volta; 2-3 volte; 4-6 volte), mensile (1-3 volte) e raro/assente.

Sono state poste anche domande dettagliate sugli abituali schemi di sonno: quando si coricavano e si alzavano; tempo necessario per addormentarsi (latenza del sonno); durata della veglia dopo essersi coricati. L’efficienza del sonno è stata quindi calcolata confrontando le ore notturne totali di sonno rispetto al tempo trascorso a letto.

Uno stato di insonnia è stato definito laddove, per almeno tre notti a settimana, si riscontrassero difficoltà ad addormentarsi e a mantenere il sonno, nonché si verificasse un risveglio precoce al mattino, piuttosto che si denunciassero sonnolenza e stanchezza diurna per almeno tre giorni a settimana, il tutto nell’arco di tre mesi.

I risultati indicano, innanzitutto, che il consumo raro o assente è più frequente tra le donne: 50% contro 40%. Tra i consumatori, il 5,5% delle donne ha dichiarato di bere energy drinks 4-6 volte a settimana e poco più del 3% quotidianamente. Negli uomini, rispettivamente, 8 e 5%.

Per entrambi i sessi, si è riscontrata una chiara associazione dose-risposta tra consumo e minor numero di ore di sonno. Sia gli uomini che le donne, con consumo giornaliero, infatti, hanno dormito circa mezz'ora in meno rispetto a chi aveva un consumo occasionale o assente.

Un’abitudine frequente, inoltre, è risultata correlata ad aumento sia del tempo di veglia notturna che del tempo impiegato per addormentarsi, con una minore efficienza del sonno.

L'insonnia, per entrambi i sessi, è risultata più frequente tra chi riferiva un consumo quotidiano rispetto a uno occasionale o assente: 51% contro 33% (donne) e 37% contro 22% (uomini).

Nel complesso, un maggiore consumo di bevande energetiche è stato associato ad aumento di disturbi del sonno in tutti gli aspetti studiati, con le associazioni più forti risultanti sul fronte della durata: rispetto al consumo occasionale, quello abituale raddoppia, in entrambi i sessi, la probabilità di dormire meno di sei ore a notte, benché anche l’uso saltuario risulti con ricadute negative.

Come sottolineato dagli Autori, si tratta di uno studio osservazionale e, come tale, non in grado di portare a conclusioni definitive sul rapporto causa-effetto, ovvero, per esempio, se sia l’insonnia a determinare un maggior consumo di bevande energetiche o viceversa. Altro limite, l’assenza di informazioni sugli orari del consumo e sulle quantità esatte: tutto si è basato sull'autovalutazione piuttosto che su misure oggettive.

Tuttavia, così concludono: “Identificare i fattori di rischio modificabili per i disturbi del sonno tra i più giovani è di estrema importanza e i nostri dati possono fornire indicazioni davvero molto utili”.

Nicola Miglino

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