Il parametro calcolato in questa analisi è il Moe, il margine di esposizione della popolazione alla tossina, mentre nel suo precedente parere del 2006 si era adottata la soglia di assunzione settimanale tollerabile (Dst) basata sulla tossicità e la cancerogenicità per il rene.
Sono stati valutati oltre 71 mila campioni analizzati negli ultimi 10 anni in 29 Paesi europei, in particolare Germania e Olanda, concludendo che esistono motivi di preoccupazione sanitaria per la maggior parte delle fasce di consumatori.
Le concentrazioni medie più elevate di Ota sono state registrate nelle categorie degli estratti vegetali (Plant extract formula), degli aromi e delle essenze (Flavourings or essences) contenenti estratti di liquirizia e nel peperoncino.
L'esposizione media varia da 0,64 a 9,13 ng/kg di peso al giorno e i cibi più a rischio sono risultati formaggio stagionato, carne conservata, cereali e derivati. Benché in misura minore, a rischio anche frutta secca e fresca come uva, fichi e datteri, nonché i succhi di frutta, in particolare nei bambini. Il documento Efsa fungerà da base scientifica per la Commissione europea nel decidere i livelli massimi di Ota ammessi nei prodotti alimentari.