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Chiamata anche “fegato grasso”, interessa fino al 30% degli italiani ed è una malattia legata a doppio filo con il diabete. La steatosi epatica, infatti, è presente in oltre il 50% dei pazienti colpiti dal tipo 2 e, a oggi, non esistono farmaci specifici per la cura. Stanno invece trovando spazi interessanti diversi nutraceutici, compresi gli ultimi, più promettenti, derivanti dalle alghe marine.
Garantisce una quantità di micro e nutraceutici alla base dei suoi effetti protettivi sulla salute. Tra tutti, i polifenoli e, in particolare, oleocantal, tirosolo e idrossitirosolo che la ricerca sta studiando per ricavarne possibili integratori alimentari.
Prezioso dolcificante, ricco di fruttosio, glucosio, minerali, vitamine ed enzimi fondamentali per il nostro benessere, il miele possiede anche una dimostrata attività antinfiammatoria e antimicrobica.
Il farmacista gioca un ruolo chiave nel consiglio sul corretto integratore e soprattutto sul suo impiego, laddove di fattori di rischio asintomatici quali, per esempio, le dislipidemie, possono indurre scarsa adesione mentre richiederebbero tempi lunghi per evidenziarne l’efficacia.
Quella del prediabete è una condizione ancora sottovalutata nella quale però è fondamentale intervenire prima che sia troppo tardi. Il primo passo per la prevenzione si basa sull’adozione di uno stile di vita sano nella scelta dei cibi e nell’attività fisica. Tuttavia, questo approccio risulta spesso fallimentare nella partica quotidiana. La nutraceutica può rappresentare un’arma molto importante a disposizione di medici e pazienti. Su questo fronte, risultati clinici recenti suggeriscono l’impiego di un derivato dalle alghe marine Ascophyllum Nodosum e Fucus Vesiculosus.
Tra i componenti di frutta e verdura, all’interno della dieta mediterranea, la mela occupa il primo posto quale fattore protettivo dal rischio cardiovascolare e oncologico. È in grado, infatti, di ridurre il c-Ldl, migliorare la microcircolazione arteriosa e la perfusione cerebrale e dati preliminari ne suggeriscono capacità preventive nel cancro a seno e colon-retto. Tutti i laboratori universitari stanno dunque volgendo la loro attenzione nei confronti di questo frutto. A Bologna, l’attenzione si sta concentrando su recupero e valorizzazione della mela Rosa Romana dell’Appennino.