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Diplomato come tecnico di ricerca biochimica presso l’Istituto Mario Negri di Milano, ha iniziato a lavorare presso l’Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) nel capoluogo lombardo. È oggi uno dei più seguiti food blogger e divulgatore televisivo sui temi di nutrizione. “Gli italiani cominciano piano piano a mangiare meglio, ma rimane la criticità delle diete fai da te, per le quali troppo spesso si attinge a schemi senza alcuna validità dimostrata. I professionisti della nutrizione hanno un ruolo chiave nel seguire e istruire i pazienti secondo principi basati sulle evidenze scientifiche”.

Il calo ponderale del paziente oncologico porta a gravi conseguenze, a partire da una minore tollerabilità delle terapie sino all’abbandono delle stesse. Vi sono però segnali precoci che il nutrizionista può intercettare per un intervento tempestivo. Tra questi, l’anoressia, la disgeusia (perdita del senso del gusto), la disosmia (perdita del senso dell’olfatto), ma anche alterazioni dei livelli amatici di marker infiammatori riscontrabili nei normali esami di routine.

Il 9% dei pazienti è già malnutrito in prima visita oncologica, ovvero ancora prima di iniziare le terapie antitumorali. Il 43% è a rischio di malnutrizione. La malnutrizione è presente nel 39% circa dei pazienti in trattamento attivo (chemio e radio) e un paziente oncologico su cinque muore di cachessia neoplastica prima che per la malattia. I pazienti oncologici malnutriti tollerano meno bene le terapie, la cui tossicità aumenta in corso di malnutrizione e, in media, ricorrono maggiormente a ricoveri ospedalieri ripetuti.

La supplementazione calorico-proteica ha evidenziato, in pazienti con diversi tipi di tumore e trattati in diversi stadi di malattia, un miglioramento non solo del peso corporeo e dell’assunzione globale di proteine e calorie, ma anche dello stato clinico del paziente, della sua qualità di vita e della sua tolleranza all’esecuzione di cicli multipli di chemio e/o radioterapia.

Come molte sostanze di derivazione botanica, la curcuma ha una scarsa solubilità in acqua ed è difficilmente assorbibile da parte dell’intestino, con conseguente limitazione della sua biodisponibilità. Per ovviare a tale problema sono state individuate soluzioni che riguardano innanzitutto la formulazione dell’integratore contenente curcumina. Una delle più innovative è quella della curcuma fitosoma. Tra le più altre, la curcuma micellare, quella complessata con ciclodestrine, la nanoemulsionata e l’associazione con piperina.

La quantità di ricerche pre-cliniche e cliniche fa di questo ingrediente botanico uno dei più studiati al mondo e sulla base delle evidenze scientifiche si può affermare che il profilo di sicurezza della curcuma è molto alto. Per quanto riguarda in particolare la sicurezza epatica, la curcumina è studiata in tutto il mondo da anni in decine di modelli sperimentali come trattamento per la protezione del fegato verso danno chimico, dato per esempio dall’abuso di alcol.

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