Già analisi precedenti avevano suggerito benefici per la salute con un consumo regolare di tè verde e caffè, ma pochi dati erano disponibili su persone colpite da diabete. I ricercatori giapponesi hanno così deciso di indagarne le potenzialità di ridurre la mortalità in questa popolazione, verificando gli effetti sia separatamente che in combinazione, secondo uno schema dose-correlato.
Hanno così seguito una coorte di 4.923 giapponesi (2.790 uomini, 2.133 donne) con diabete di tipo 2 (età media 66 anni) per una media di poco più di 5 anni, tutti arruolati nel Fukuoka diabetes registry, uno studio prospettico multicentrico progettato per valutare l’effetto di farmaci e stili di vita sulla prognosi della malattia.
A inizio studio, ciascun partecipante ha compilato un questionario nutrizionale di 58 voci che includeva domande sul consumo quotidiano di tè verde e caffè, oltre che su esercizio fisico, fumo, consumo di alcol e qualità del sonno.
Questi i gruppi: 607 dei partecipanti non avevano mai consumato tè verde; 1,143 massimo una tazza al giorno; 1.384 2-3 tazze e 1.784 quattro o più. Per quanto riguarda il caffè, un migliaio non ne era consumatore; 1.306 beveva massimo una tazza al giorno; 963 una tazza regolarmente e 1.660 due tazze o più. Durante il periodo di follow-up sono morte 309 persone (218 uomini, 91 donne), principalmente per cancro (114) e malattie cardiovascolari (76).
La riduzione del rischio di mortalità in chi dichiarava di consumare tè verde, rispetto a chi non ne faceva uso, era del 15% per una tazza al giorno, 27% per 2-3 tazze e 40% per 4 tazze o più. Per il caffè: -12% fino a una tazzina giornaliera, -19% per un consumo regolare di una tazza al giorno e fino al 41% per 4 tazze o più.
Il consumo giornaliero combinato ha apportato ancor più beneficio sul rischio di mortalità: - 51% per 2-3 tazze di tè verde e 2 o più caffè; -58% per 4 o più tazze di tè verde e una di caffè; - 63% per 4 o più tazze di tè verde e 2 o più di caffè.
“In questo studio prospettico abbiamo potuto osservare, a quanto ne sappiamo per la prima volta, un’associazione tra elevato consumo di tè verde e caffè e riduzione della mortalità, fino al 63%, in soggetti con diabete di tipo 2” sottolineano gli Autori. “Trattandosi di studio osservazionale non se ne possono trarre conclusioni di rapporto causa-effetto, anche se sono più che lecite alcune supposizioni sui meccanismi d’azione. Il tè verde, per esempio, contiene diverse sostanze benefiche, inclusi composti fenolici, teanina e caffeina. L'epigallocatechina gallato è il composto fenolico più abbondante e sono note le sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e anti-mutagene. Il caffè, dal canto suo, contiene diversi componenti bioattivi, inclusi caffeina e composti fenolici, a partire dall’ acido clorogenico ad azione antiossidante e antinfiammatoria”.
Così commenta Olga Eugenia Disoteo, Associazione medici diabetologi, Diabetologia Asst Gom Niguarda, Milano: “Numerose sono le segnalazioni disponibili in letteratura sui benefici del caffè e del tè, in particolare verde, sul compenso glicemico e sulla riduzione dell'insorgenza di diabete mellito tipo 2. Il meccanismo sarebbe da ricercare non solo nella caffeina in essi contenuta, l'effetto si mantiene anche con il caffè decaffeinato, ma in alcune sostanze benefiche presenti sia nel caffè che nel tè a spiccata azione antiossidante come lignani, acido clorogenico, acido ferulico, polifenoli, in grado di agire sul metabolismo glucidico, sull'assorbimento dei carboidrati e sulla sensibiltà all'insulina.
Occorre tuttavia ricordare che tali sostanze possono interferire con alcuni farmaci o favorire l'insorgenza di insonnia o disturbi del ritmo cardiaco in soggetti sensibili. È buona norma, pertanto, non eccedere mai nel consumo di nessuna sostanza o alimento, un esempio su tutti il beneficio derivante da un ridotto consumo di vino rosso e i danni derivanti da un consumo eccessivo dello stesso, ricordando che la salute e il benessere nascono da un mix di buone abitudini dove gli alimenti e le bevande sono parte essenziale e attiva in questo difficile e imprevedibile percorso di salute”.
Nicola Miglino