Omega-3, frutti di mare fonte benefica per la salute renale

01 Febbraio 2023

Il consumo di frutti di mare, ricchi di Omega-3, potrebbe rappresentare un ottimo scudo protettivo per il rene. A suggerirlo una revisione sistematica e metanalisi di 19 studi che hanno indagato la correlazione tra livelli di Omega-3 nel sangue e sviluppo di malattia renale cronica (Ckd). I risultati sono stati pubblicati di recente sul British medical journal.

Come sottolineato dagli Autori, “la malattia renale cronica colpisce nel mondo circa 700 milioni di persone. Può portare a insufficienza renale e morte ed è quindi necessario identificare i fattori che potrebbero prevenirne l'insorgenza e la progressione. Gli studi sugli animali suggeriscono che gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 possono avere effetti benefici sulla funzione renale, ma le prove sull'uomo sono limitate”.

I ricercatori del George institute for global health e dell'Università del New South Wales ha così raccolto i risultati di 19 studi provenienti da 12 paesi fino a maggio 2020, valutando la correlazione tra livelli ematici di Pufa n-3 e sviluppo di Ckd negli adulti.

I Pufa n-3 includevano Acido eicosapentaenoico (Epa), Acido docosaesaenoico (Dha), Acido docosapentaenoico (Dpa) e Acido alfa linolenico (Ala). Le principali fonti alimentari di Epa, Dha e Dpa sono i frutti di mare, mentre l'Ala si trova principalmente nelle piante (noci, semi e verdure a foglia verde).

La Ckd è stata identificata in presenza di una velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGfr) inferiore a 60 ml/min/1,73m2. L'eGfr misura la capacità dei reni di rimuovere rifiuti e liquidi in eccesso dal sangue. L'intervallo normale è 90-120 ml/min/1,73m2. Nell'analisi sono stati inclusi 25.570 partecipanti. L’ età media variava da 49 a 77 anni e l’eGfr medio da 76,1 a 99,8 ml/min/1,73m2.

Nel corso di 11 anni di follow-up medio, 4.944 partecipanti (19%) hanno sviluppato Ckd. Dopo aver corretto i dati per altri fattori potenzialmente confondenti (età, sesso, razza, indice di massa corporea, fumo, assunzione di alcol, attività fisica, malattie cardiache e diabete) livelli ematici più elevati di Pufa n-3 da frutti di mare sono stati associati a un minor (8%) rischio di sviluppare Ckd. Andando a stratificare per consumi, il quintile più alto di Pufa n-3 ematici da frutti di mare ha registrato un rischio inferiore del 13% di Ckd rispetto a quelli nel quintile più basso. Livelli più elevati, in particolare, di Dha sono stati anche associati a un declino più lento dell'eGfr.

Nessuna correlazione, invece, tra consumo di Pufa n-3 di origine vegetale (Ala) e Ckd.

"Sebbene i nostri risultati osservazionali non dimostrino una relazione causale tra i Pufa n-3 e rischio di malattia renale, sono coerenti con le attuali linee guida che raccomandano un'adeguata assunzione di frutti di mare a completamento di una dieta sana”, commentano gli Autori. “Sono necessari ulteriori studi prospettici, controllati e randomizzati per valutare il potenziale ruolo benefico dei Pufa n-3 di origine marina nella prevenzione e nella gestione della malattia renale cronica”.

Nicola Miglino

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