P.ssa Budriesi, da dove nasce l’dea di questo filone di ricerca?
L’obiettivo 3 dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’Onu si propone di assicurare salute e benessere a tutti. Lo sviluppo sostenibile si basa principalmente sul concetto di economia circolare: rimettere in circolo prodotti ottenuti da rifiuti. Questa ricerca coniuga salute e sostenibilità. In collaborazione con Maria Lisa Clodoveo e Filomena Corbo dell’Università di Bari, abbiamo studiato la possibilità di impiegare un prodotto ottenuto dall’ acque di vegetazione della produzione dell’olio extravergine di oliva nell’integrazione terapeutica della sindrome dell’intestino irritabile.
Qual era l’obiettivo del vostro studio?
Ibs è una malattia cronica caratterizzata da frequenti ricadute che hanno un impatto molto negativo sulla qualità di vita dei pazienti. La terapia convenzionale prevede l’uso di varie classi di farmaci che agiscono su diversi nodi del network target della patologia, tra cui antibiotici e correttori della motilità. A questo viene abbinato un corretto regime alimentare volto a evitare cibi che possano aggravare la patologia. Studi precedenti condotti nel nostro laboratorio avevano messo in evidenza interessanti effetti dei polifenoli contenuti nelle foglie dell’ulivo nei confronti di questa patologia. Da qui l’dea di studiare estratti ottenuti da rifiuti della produzione di Evo ad alto contenuto di polifenoli per impieghi nel controllo della patologia.
Come è stata condotta la ricerca?
Sono stati scelti due nodi del network: azione antibatterica e motilità. Lo studio è stato condotto mediante un approccio basato sul target. Il disegno sperimentale ha previsto il confronto dell’estratto con i farmaci convenzionali sull’azione antibatterica e sulla motilità spontanea e indotta. Sono stati studiati gli effetti dell’estratto su alcune famiglie batteriche direttamente collegate alla patologia, ottenute da American Type Culture Collection (ATCC) e da isolati clinici. Alcuni esperimenti sono stati condotti combinando l’estratto con l’antibiotico di riferimento per valutare una potenziale azione sinergica. Per l’azione sulla motilità, abbiamo studiato gli effetti diretti dell’estratto sulla muscolatura liscia intestinale di ileo e colon, mentre per la contrattilità indotta abbiamo studiato gli effetti dell’estratto nei confronti di canali e recettori direttamente coinvolti nella contrazione della muscolatura liscia.
Che tipo di risultati avete potuto osservare?
L’estratto a maggior contenuto di oleuropeina e di polifenoli ottenuto da acque di vegetazione dell’olio Evo hanno azione antibatterica significativa sia su batteri derivanti da collezioni che da isolati
clinici. Rilevante l’azione in sinergia con rifaximina, antibiotico utilizzato come riferimento, soprattutto negli isolati clinici con elevata efficacia verso gram+ e gram–. Oltre a questo, abbiamo osservato un’interessante azione antiossidante di questa miscela di polifenoli, che concorre a migliorare la sintomatologia. Per quanto riguarda il controllo della motilità, l’estratto è in grado di controllare sia quella spontanea che indotta. In quest’ultimo ambito, particolare risalto è dato alla modulazione del contenuto di calcio nelle cellule e all’azione sui recettori istaminergici.
Quale valenza hanno questi risultati dal punto di vista clinico?
I correnti approcci per il trattamento del dolore viscerale da Ibs includono, oltre a una corretta e adeguata dieta, varie classi di farmaci tra cui antispasmodici come otilonio bromuro, antagonisti del recettore dell’istamina e antibiotici. Tutti i nostri studi sono disegnati con approccio basato sulla fisiologia. I composti o gli estratti per tali obiettivi sono saggiati in modelli animali in grado di mimare aspetti specifici della sintomatologia dell’affezione. Lo screening prevede sempre un controllo positivo. Infatti tutti i nostri lavori prevedono lo studio di composti di riferimento sugli stessi meccanismi indagati. Nel lavoro, infatti, riportiamo i dati di confronto con farmaci utilizzati nella patologia per cui si propone l’integratore. Da ultimo, ma non ultimo, in questo specifico lavoro non solo abbiamo confrontato gli estratti con un antibiotico di riferimento, ovvero la rifaximina, ma abbiamo anche verificato gli effetti della combinazione.
Quindi possiamo affermare la reale possibilità che le acque di vegetazione dell’olio di oliva possano essere utilizzate con successo nell’integrazione terapeutica di questa patologia mimando esse il profilo di attività di farmaci convenzionali con un potenziale risvolto clinico interessante. La ricerca prosegue per tutto gli aspetti legati alla biodisponibilità e formulativi
Nicola Miglino