Prof. Giannaccare, che cos’è innanzitutto la sindrome dell’occhio secco?
Si tratta di una patologia multifattoriale della superficie oculare che è tra le condizioni di più frequente riscontro nella pratica oculistica. In questa patologia un’aumentata evaporazione delle lacrime e/o una loro ridotta produzione è causa di uno stato irritativo e infiammatorio cronico da cui derivano sintomi quali bruciore, fastidio, arrossamento, sensazione di corpo estraneo e, nei casi più gravi, anche dolore.
Qual è il ruolo giocato nella fisiopatogenesi da stress ossidativo e infiammazione?
L’infiammazione è un elemento chiave nel circolo vizioso che caratterizza la malattia dell’occhio secco, agendo sia come causa che come effetto della perturbazione del sistema della superficie oculare. Tale quadro di infiammazione è a sua volta direttamente associato a un aumento dello stress ossidativo, come dimostrato dal riscontro di elevati livelli di citochine pro-infiammatorie e radicali liberi nelle lacrime di pazienti affetti da occhio secco. A contribuire a un aumento dello stress ossidativo vi è anche la ridotta efficacia dei sistemi antiossidanti come diretta conseguenza dell’invecchiamento cellulare e la pressoché costante esposizione della superficie oculare alle radiazioni ultraviolette. I radicali liberi derivanti dai processi ossidativi reagiscono con le strutture cellulari danneggiandole e stimolano contemporaneamente l’avvio della cascata infiammatoria, contribuendo così al mantenimento del circolo vizioso della malattia.
Quali sono attualmente le strategie terapeutiche?
Le strategie terapeutiche a oggi disponibili sono varie ma purtroppo non hanno spesso un successo completo. La prima linea di trattamento si basa sull’uso di sostituti lacrimali che hanno l’obiettivo di stabilizzare il film lacrimale, lubrificare la superficie oculare e diluire, riducendone la concentrazione, le citochine infiammatorie e gli altri possibili fattori tossici. Tale terapia è spesso combinata con l’igiene delle palpebre con garze calde e/o medicate per disostruire i dotti escretori delle ghiandole di meibomio che sono spesso occlusi nei pazienti con occhio secco. I corticosteroidi topici sono efficaci per la loro spiccata attività antinfiammatoria, ma il loro impiego cronico è limitato dai possibili affetti avversi quali in particolare l’aumento della pressione intraoculare e la cataratta. Altre possibili strategie terapeutiche includono la ciclosporina in collirio, l’occlusione del puntino lacrimale, la terapia con luce pulsata e, nei casi di occhio secco associato a patologie autoimmuni, i colliri derivati dal sangue.
Che ruolo possono giocare i nutraceutici?
I nutraceutici, in quanto veicoli di principi attivi con plurimi effetti benefici sui sistemi biologici, possono essere utilizzati con successo, in associazione alle terapie locali con collirio, nel trattamento di molte patologie della superficie oculare, tra le quali, per esempio, esempio occhio secco, blefarite e allergia. Grazie alla dimostrata attività antinfiammatoria e antiossidante, sono in grado di agire sui fattori causali della malattia, interrompendo pertanto il circolo vizioso che ne è alla base.
Quali nutraceutici avete preso in esame nella vostra review?
Partendo dalle evidenze scientifiche disponibili circa l’efficacia dei nutraceutici nelle patologie della superficie oculare, la review che è stata pubblicata sulla rivista “Nutrients” ha analizzato nel dettaglio l’effetto degli acidi grassi omega-3, vitamine A, B12, C, D, selenio, curcuma e flavonoidi. Per tutti questi prodotti sono disponibili a oggi adeguate evidenze scientifiche a supporto del loro uso, e nella review in oggetto abbiamo riassunto i risultati provenienti dai principali studi a riguardo.
Che conclusioni avete tratto?
I risultati del nostro studio confermano gli effetti benefici derivanti dall’utilizzo dei nutraceutici nell’ambito della superficie oculare, sia per prevenire l’insorgenza di occhio secco, per esempio prima dell’intervento di cataratta o della chirurgia laser, sia per trattare segni e sintomi della patologia, in associazione ai trattamenti tradizionali a base di colliri.
Tra tutte le sostanze analizzate nella nostra review, gli acidi grassi omega-3 hanno mostrato le più robuste evidenze scientifiche. In molti studi infatti è stato mostrato il loro spiccato effetto antinfiammatorio, la capacità di promuovere l’integrità dell’epitelio corneale e la produzione lacrimale, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Un ulteriore effetto positivo degli acidi grassi omega-3 è stato dimostrato a livello del plesso nervoso corneale, dove hanno dimostrato di svolgere un ruolo trofico potenziando gli effetti di fattori di crescita nervosi.
Quale ruolo per le vitamine?
Un’ efficacia simile agli omega-3 nel contrastare la disfunzione neuro-sensoriale quale fattore chiave nella perturbazione della superficie oculare è stata osservata a seguito della supplementazione vitaminica, in particolare con vitamina B12, come dimostrato dal significativo miglioramento dei sintomi della malattia dell’occhio secco anche in caso di associazione con dolore di origine neuropatica. Altre vitamine sono risultate efficaci nel determinare visibili miglioramenti clinici, grazie all’azione antiossidante delle vitamine C ed E e agli effetti pleiotropici della vitamina D, che oltre a esercitare un’azione modulatrice sulla proliferazione, differenziazione e morte cellulare, si è dimostrata in grado di regolare la composizione lacrimale. Tuttavia, per queste ultime vitamine gli studi clinici attualmente disponibili sono pochi e altre evidenze sono necessarie per arrivare ad un consenso basato sulle evidenze a suffragio del loro utilizzo nei pazienti con occhio secco.
Altro?
Ottimi risultati sono stati ottenuti nelle patologie della superficie oculare a seguito della somministrazione di polifenoli e flavonoidi, la cui potenzialità applicativa è però limitata dai pochi studi e dalla bassa biodisponibilità a causa del ridotto assorbimento e della rapida eliminazione. In particolare, la curcuma, polifenolo di origine vegetale, ha portato ad una significativa riduzione dei mediatori infiammatori, inibendo allo stesso tempo la neovascolarizzazione corneale, epifenomeno di un sottostante quadro infiammatorio e/o ipossico. D’altra parte, anche i flavonoidi si sono dimostrati efficaci nel contrastare l’infiammazione e nel favorire la stabilità lacrimale, sostenendo la produzione della componente acquosa, mucosa e lipidica del film lacrimale.
Quali sono le prospettive future?
L’utilizzo dei nutraceutici nelle malattie della superficie oculare rappresenta una strategia particolarmente promettente in quanto risponde alla sempre maggiore necessità di trovare terapie in grado di agire sulle cause sottostanti la patologia dell’occhio secco, senza dover fare ricorso ad agenti farmacologici spesso ricchi di effetti collaterali. Per il futuro, ci auguriamo che studi con un disegno rigoroso ci forniscano nuovi dati su formulazione, dosaggio e durata di trattamento ideali per ogni singolo prodotto. Quanto a nuove molecole, stiamo attualmente studiando gli effetti sulle patologie oculari, compresa la malattia dell’occhio secco, della astaxantina, alga nota per l’elevato potere antiossidante, e speriamo di potervi fornire presto nuovi interessanti dati.
Nicola Miglino