Sono molti gli indizi che suggeriscono una stretta interazione tra alcuni nutrienti e il sistema immunitario e, di fronte a pandemie come quella in corso, in assenza di un vaccino o cure specifiche, la strada di un rafforzamento delle nostre difese attraverso l’alimentazione può essere un aiuto in più, in particolari nei soggetti più fragili come gli anziani.

Da anni la ricerca clinica si interroga sulla possibilità di ampliare il trattamento terapeutico con l’integrazione di nutrienti per i pazienti con disfunzione della barriera della mucosa intestinale, come in caso di Mici (Malattie infiammatorie croniche dell’intestino), celiachia, sensibilità al glutine non celiaca, sindrome dell'intestino irritabile e dispepsia funzionale.

Più vitamina D in periodo di quarantena, per far fronte a una ridotta vita all’aria aperta. Il monito giunge direttamente dall’Nhs (National health service), il servizio sanitario britannico che dal proprio sito, nella sezione speciale dedicata a Covid-19, laddove si dispensano consigli su come preservare il proprio stato di salute, suggerisce di ricorrere a una supplementazione di 10 µg/die di vitamina D “per preservare la salute di ossa e muscoli” in caso di isolamento domiciliare forzato in quanto “il trascorrere la maggior parte della giornata in ambienti chiusi e la conseguente scarsa esposizione al sole ne mettono a repentaglio la produzione da parte del nostro organismo”.

L’emicrania è un disturbo neurovascolare che colpisce, nel mondo, il 6% della popolazione maschile e il 18 di quella femminile. Diverse le ipotesi eziopatogenetiche chiamate in causa dagli esperti, dalla mutazione del gene Mthfr, a livelli anomali di vitamina D, dalla produzione di agenti infiammatori attorno ai nervi e al liquido cerebrospinale. E, ancora, bassi livelli di serotonina, aumento del peptide correlato al gene della calcitonina (Cgrp), alterazioni dei livelli di metalloproteinasi 9 (Mmp-9), omocisteina e ossido nitrico (NO), disfunzione mitocondriale e riduzione del livello di enzimi metabolici. Inoltre, un'alta percentuale di pazienti ha carenze di CoQ10, riboflavina, magnesio e acido folico. Questi i motivi che spingono la ricerca clinica a valutare l’efficacia, in prevenzione, supporto o terapia, di un nutraceutico. Nuovi approcci oggi includono l'uso di composti nutritivi come magnesio, CoQ10, Ala, L-carnitina e vitamine (B2, B3, B12 e D), che hanno tutti effetti collaterali minimi.

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