Una grave carenza di Vitamina D in menopausa andrebbe considerata marker di rischio per discopatia degenerativa lobare e dolore correlato. Queste le conclusioni di uno studio retrospettivo appena pubblicato on line su Menopause, organo ufficiale della North american menopause society (Nams).

Molteplici interventi nutraceutici hanno già dato prova di risultati clinici e biologici in pazienti affetti da sclerosi multipla. Il ruolo giocato dallo stress ossidativo è oggi ben compreso durante le recidive acute, nelle lesioni infiammatorie attive e nelle placche croniche di lunga durata e le terapie antiossidanti sono una strategia razionale per questi pazienti.

L’Aifa ha istituito la Nota 96 che regolamenta la prescrizione a carico del Ssn, nella popolazione adulta (età > 18 anni), dei medicinali con l’indicazione "prevenzione e trattamento della carenza di Vitamina D" (colecalciferolo, colecalciferolo/sali di calcio, calcifediolo).

La supplementazione di Vitamina D in gravidanza a dosi superiori a quelle raccomandate di 600 Ui/die riduce il rischio di diabete gestazionale, ma non influisce in altri ambiti della salute sia della mamma sia del bambino, quali pre-eclampsia, diabete gestazionale, parto pretermine e basso peso alla nascita. Al contempo, superare la dose massima raccomandata pari a 4.000 Ui/die non si rivela pericoloso per la donna stessa e il nascituro.

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