Il gruppo giovani della Società italiana di nutrizione umana (Sinu) ha recentemente pubblicato una revisione sistematica in cui ha analizzato i punti di forza e di debolezza di tutte le diete dimagranti e dei modelli alimentari disponibili in letteratura scientifica. Prima firma, Monica Dinu, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale e clinica all’Università degli studi di Firenze, che ha raccontato i risultati principali nel corso del recente convegno Nutrimi 2020.

Una dieta sana si rivela una volta di più fattore protettivo, insieme ad attività fisica e intellettuale e la condizione di non fumatore, per lo sviluppo di malattia di Alzheimer. La conferma giunge da uno studio osservazionale, retrospettivo condotto sui dati di circa 3 mila persone, finanziato dal National institute on aging (Nia), parte dei National institutes of health (Nih), e pubblicato su Neurology, la rivista dell'American academy of neurology.

 

Recuperare le regole della Dieta mediterranea per sostenere la ripartenza degli italiani. Questo l’obiettivo di “Io riparto da Pane&Olio”, la campagna promossa da Assitol (Associazione italiana dell’industria olearia) e Aibi (Associazione italiana bakery ingredients) volta a promuovere il ritorno a sane abitudini alimentari, cominciando dalla merenda della tradizione.

Il miglior alleato per combattere il rischio di fragilità nell’anziano si chiama dieta mediterranea, grazie alla sua azione benefica esercitata sul microbiota intestinale. L’indicazione arriva da uno studio che ha visto la collaborazione di cinque Paesi europei (Italia, Francia, Olanda, Polonia e Regno Unito), da poco pubblicato su Gut, rivista del gruppo Bmj.

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