Crolla il consumo di farmaci a base di Vitamina D a distanza di 25 mesi dall’introduzione della Nota 96 che ne ha ridefinito le condizioni per la prescrizione a carico del Ssn (Fascia A: colecalciferolo, colecalciferolo/sali di calcio e calcifediolo).

La quota di vitamina D introdotta con la dieta gioca un ruolo insignificante nella regolazione dei livelli sierici di 25(OH)D (calcidiolo). Determinanti sono altri fattori di rischio e, ancor più importante, la loro combinazione. Questo quanto emerge da un lavoro pubblicato di recente su Nutrients. A parlarcene, Massimo Cirillo, docente di Nefrologia all’Università Federico II di Napoli e coordinatore della ricerca.

Valutare il miglior approccio nutrizionale per rallentare la perdita di massa ossea e quindi prevenire l’insorgenza di osteopenia oppure osteoporosi, attraverso la revisione delle evidenze scientifiche presenti in letteratura. Questo l’obiettivo di una review pubblicata di recente su Nutrients e condotta sotto il coordinamento di Mariangela Rondanelli, docente di Scienze e Tecniche Dietetiche all’ Università di Pavia.

Pubblicata di recente su Nutrients, da parte di un gruppo interdisciplinare di clinici italiani, una review mirata a raccogliere le principali evidenze sugli effetti immunomodulanti della vitamina D e le possibili implicazioni su comparsa ed evoluzione di malattie immunomediate.

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